lunedì 27 settembre 2010
Autunno caldo e non solo per i lavoratori del Carlo Felice di Genova, che entro il 27settembre dovranno far pervenire una risposta formale in merito alla proposta di cassa integrazione, l'unica alternativa al fallimento. Dopo aver deciso (?) del loro futuro, la sera stessa potranno consolarsi con un evento degno, il recupero della data precedentemente annullata di "Attenti a Quei 2", impedibile esibizione di Luca Barbarossa e Neri Marcorè. Dal giorno dopo, formalmente liberi di scorazzare per l'Italia e di impiegare il loro tempo libero in un proficuo periodo di aggiornamento, potranno scegliere tra un bel carnet di proposte: lascerei perdere De Andrè, anche nella rilettura di Danilo Rea ("A Tribute to", martedì 28 all'Auditorium Parco della Musica di Roma), così come "Sei Zero", il progetto live in cui Renato Fiacchini ripercorre la carriera artistica del suo alter Zero (a Roma dal 29 settembre al 9 ottobre). In particolare mi sento di sconsigliare la prima data, alla quale, pare, dovrebbe partecipare Loredana Bertè, che in occasione del suo recente compleanno, ha dichiarato avere sempre le più belle gambe della musica (non sappiamo se italiana o internazionale). Meglio orientarsi semmai verso l'arpa di Joanna Newsom, fresca di un triplo album, "Have One On Me", di cui si è ampiamente discusso su questo sito (lunedì 27 al Teatro Dal Verme di Milano, martedì 28 all'Auditorium Parco della Musica di Roma). Per i nostalgici rockettari anni '70 abbiamo solo i canadesi Black Mountain (29 settembre alla Salumeria della Musica di Milano) con il loro nuovo disco "Wilderness Heart". Per questa settimana poc'altro. Meglio guardare avanti e appuntarsi la data del 21 ottobre, sempre a Milano al teatro Dal Verme, Steve Wynn con il nuovo album in uscita (insieme a lui il violinista degli Afterhours, Rodrigo D'Erasmo); e ancora più in là, cancellare ogni impegno per lunedì 8 novembre alle ore 21 al teatro Manzoni di Milano, per la "Masada Marathon - The Book Of Angels" con John Zorn e una pletora di ospiti (da Medeski, Martin & Wood a Marc Ribot, Jamie Saft, Dave Douglas, Erik Friedlander ...). Consigliatissimo anche ai vertici del Carlo Felice, tanto per farsi un'idea della musica che gira intorno...
lunedì 20 settembre 2010
Fattore sconosciuto
È ricominciata la grande musica in tv, che per nostra mamma RAI significa principalmente “X factor”. No, non vogliamo parlare di Elio, né scoprire perché sia finito al fianco di Anna Tatangelo, Enrico Ruggeri e Mara Maionchi. Problemi (e soldi) suoi. Sembra molto più interessante provare a capire perché il clamore mediatico che accompagna la trasmissione di punta di Rai 2 sia inversamente proporzionale agli ascolti. Dopo una prima puntata in cui si era trovato contro niente meno che la partita tra l’Italia e le Far Oer e una replica del Festival del circo di Montecarlo, solo per rimanere alle due consorelle di viale Mazzini, raggiungendo 3.284.000 spettatori con un rispettabile share del 17,02%, già dalla seconda, il programma è tornato agli asfittici ascolti della precedente edizione. Per intenderci mercoledì scorso Facchinetti & c. hanno totalizzato 2.479.000 astanti con l’11,09% di share: per intenderci meglio, “Un posto al sole”, la soap delle 20.30 in onda alle 20.30 su Rai 3, al suo quindicesimo anno di vita, ha totalizzato 2.385.000 (8,90%); e Ballarò, in onda in contemporanea, arriva a 3.474.000 contatti con il 13,72%. Eppure sui giornali la polemica sull’eliminazione di Sofia Buconi regna sovrana e non passa giorno che qualche pretestuosa diatriba cerchi di rinvigorire gli scarni esiti d’ascolto. Se esistesse poi una speciale classifica che dividesse il numero degli spettatori per il costo della trasmissione, non esistiamo a credere che l’esito per X Factor sarebbe catastrofico. Probabilmente ogni puntata dispone di un budget con il quale si potrebbe provare a proporre un concerto (di medio livello, tipo Eels o Antony tanto per fare due nomi) in prima serata. Ma così i soldi del servizio pubblico non finirebbero nelle tasche dei soliti noti. E poi vuoi mettere il brivido del televoto truccato…
lunedì 6 settembre 2010
Le notti bianche
La programmazione culturale e in particolar modo musicale del Comune di Genova sfiora addirittura il ridicolo. Come ogni anno, anche nel 2010 Palazzo Tursi ha ridotto i contributi a festival e associazioni che da decenni provano a fare qualcosa di sensato sul territorio. Con i soldi risparmiati, oltre a pagare laute e inspiegabili consulenze, anche per quest’anno ha organizzato una prestigiosa edizione della Notte Bianca confermandosi, insieme a Castel del Piano, l’unica città dell’Europa occidentale ad aver mantenuto in vita una simile manifestazione. Per la gioia dei commercianti, che per una notte potranno vendere fiumi di birra al di fuori della normale regolamentazione, i cittadini potranno assistere al Porto Antico, in occasione del 40° Anniversario della Comunità San Benedetto, ad una serata a dir poco variegata, condotta da Vladimir Luxuria, cui parteciperanno Roy Paci e Aretuska, Nicolò Fabi, Tonino Carotone, Teresa De Sio. Per chi soffre di nostalgia in Piazza De Ferrari si torna agli anni ’60, non quelli della protesta in piazza al governo Tambroni, ma nientemeno che al Beat del Piper e di Bandiera Gialla, con una serata introdotta dal simpatico Mario Luzzatto Fegiz con un concerto dello scongelato Gianni Pettenati, seguito da Patty Pravo e da Shel Shapiro. Infine, ciliegina finale, in piazza della Vittoria l’evento clou, il concerto di Lucio Dalla e Francesco De Gregori (che, sia detto per inciso e senza entrare nel merito artistico, sono alla centesima data di questo tour per nostalgici: solo in questo mese a Udine, Brescia, Bologna, Milano, Rieti e Padova). Con un simile programma (manca solo il tiro alla fune; ma non si è trovato proprio niente di meglio: che so, un gruppo rock degli ultimi vent’anni?) il successo non potrà che essere assicurato. A cose fatte si snoccioleranno le solite cifre esorbitanti, limitandosi al dato delle presenze (ovviamente presunte), sorvolando sull’ipotetica gratuità degli eventi (il pagamento per la comunità è solo differito) e sui cachet (appena un manager sente nominare la Notte tende a sfregarsi le mani ripetutamente). Ma a chi giova infine, questo obsoleto sistema di concepire l’intervento pubblico, con la musica degradata a una rafferma brioche da dare al popolo in risposta alla sua richiesta di semplice pane?
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