lunedì 30 maggio 2011
Il silenzio è d’oro
Scrivo queste righe nel pieno del silenzio pre-elettorale, dopo il chiassoso concerto di piazza Duomo di giovedì 26 dedicato al candidato sindaco Letizia Moratti. Sul palco, oltre a Brian Ferry (inutile ogni commento), è toccato all’eurodeputato Iva Zanicchi sostituire in corsa il rinunciante Gigi D’Alessio, che a telefono con Red Ronnie ha spiegato i motivi del suo forfait (ma il giorno dopo a Napoli era a fianco di Berlusconi per cantare “O’ surdato innamorato”; se il padrone chiama…). Non sappiamo se l’aquila di Ligonchio abbia cantato “Zingara”, non proprio il titolo ideale per la candidata che ha fatto della questione nomadi - con la n minuscola, non quelli di Augusto Daolio - uno dei punti centrali della sua campagna; è invece certo che il nostro amato August Darnell in arte Kid Creole (un altro cresciuto in una zingaropoli come il Bronx) sia stato arruolato facendogli credere che avrebbe partecipato a un revival-party anni ’80, come ha prontamente scritto sulla sua pagina Facebook quando ha scoperto il trucchetto. Sempre per amore di precisione anche la cantante italo-somala Saba Anglana, che avrebbe dovuto essere presente come da comunicato stampa, ha confermato di essere stata invitata senza specificare la vera natura dell’evento e “tutto ciò mi ha portato a rifiutare con fermezza la proposta. Pertanto ribadisco la mia totale estraneità allo spettacolo”. Un bel tacer non fu mai scritto e allora tanto vale restare in silenzio con qualche classico del genere: da “The Sound of Silence” di Simon & Garfunkel (“E le insegne dissero: Le parole dei profeti, sono scritte sui muri della metropolitana, e nei corridoi delle case popolari e sussurrate nel suono del silenzio”) a “Enjoy The Silence” dei Depeche Mode (“Le parole sono del tutto inutili, possono solo fare del male”) fino a “Silence” di Charlie Haden (consigliamo la versione incisa per la Soul Note con Billy Higgins, Enrico Pieranunzi e Chet Baker). Se poi volete esagerare procuratevi il sempreverde John Cage: benché del 1952, il suo 4'33” composto per qualsiasi strumento (l'opera consiste nel non suonare lo strumento) rappresenta un silenzio inarrivabile.
lunedì 23 maggio 2011
Si cambi musica, maestro
Girando per Milano, orecchiando qua e là i discorsi della gente, non sembrerebbero esserci dubbi: la musica sta per cambiare e tutti se ne rallegrano. Uno dei pochi a rattristarsi sembra essere Red Ronnie, consulente di Letizia Moratti a centocinquemila euro all’anno, che sul suo sito di Facebook annuncia che LiveMi, la rassegna dedicata ai giovani musicisti organizzata dallo stesso critico musicale, sarebbe stata cancellata da Giuliano Pisapia come “effetto del vento che sta cambiando a Milano”. Purtroppo Gabriele Ansaloni (questo il vero nome del conduttore televisivo di "Roxy Bar") ha dimenticato che il nome del nuovo sindaco di Milano sarà noto solo il 29 maggio e il suo LiveMi era originariamente previsto per il 21 maggio. Risultato: la sua pagina Facebook intasata di messaggi ironici - da venerdì a domenica più di settemila - sulle colpe presunte di Pisapia. Sul sito della manifestazione, oggi, prudentemente, si comunica solo la sospensione dell’evento, ma resta il messaggio augurale di Letizia Moratti: "Milano è città leader della musica. C'è la Scala per la classica e San Siro per il rock. A questi si aggiungerà LiveMi, che diventerà punto di riferimento per la moltitudine di giovani musicisti e cantanti che, magari, in futuro riempiranno San Siro". Il progetto musicale è fin troppo delineato: vada per la Scala, vada ogni tanto per San Siro, quando il mio padrone e mio cognato ci danno il permesso, per il resto ci si arrangi pure come capita. Eppure la biografia di Red non lascerebbe dubbi: “Ronnie rappresenta da sempre l’eccellenza più prestigiosa nel campo della musica emergente” tanto che “nel primo mensile in DVD al mondo, Roxy Bar, ha ritagliato uno spazio per gli artisti emergenti”. È con trepidazione quindi che si aspetta l’uscita del nuovo numero del primo mensile in dvd e nel contempo il risultato di un ballottaggio che potrebbe avere inaspettati riflessi su tutta la politica italiana. Per quel che riguarda la musica, dopo aver goduto della serata del 17 maggio dove sul palco, in appoggio a Pisapia, si sono alternati Ministri, Dente, Samuel e Max dei Subsonica, gli Afterhours, Marta sui Tubi, Casino Royale, Roy Paci, si attende di scoprire il cast di quella che lancerà il rush finale, il 27 in piazza Duomo. Per adesso solo indiscrezioni e una certezza: non ci sarà Red Ronnie, impegnato a cancellare i post dalla pagina Facebook.
lunedì 16 maggio 2011
Jazz or not to Jazz
Per circa cinque anni ho lavorato in un negozio di dischi dedicato al jazz e ai vinili usati di ogni genere; spesso capitava qualcuno che, con l’aria più naturale del mondo, mi poneva la più temuta delle domande: “Vorrei cominciare ad ascoltare il jazz, mi consiglia un disco?”. Caparbiamente cercavo di approfondire l’argomento, domandando quali generi ascoltasse l’incauto postulante, spiegando che il jazz racchiude una molteplicità di musiche, anche molto diverse tra loro, che bisognerebbe forse partire da qualcosa che si è già ascoltato e che ci ha colpito e poi da lì proseguire per collegamenti e connessioni. Tutto vano, l’acquirente insisteva irremovibile: “Sì, va bene, ci sarà un disco però che bisogna assolutamente avere?”. Sì, diceva avere e non ascoltare, ma pur sussultando nel mio intimo e non essendo un autentico venditore (che gli avrebbe affibbiato una qualunque raccolta o un titolo impolverato e abbandonato da tempo immemorabile), piegavo il capo nei cassetti e ne estraevo “Kind of blue” di Davis o “Giant Steps” di Coltrane. In genere la cosa finiva lì, nel senso che il cliente nelle sue visite successive si guardava bene dal mostrare una qualunque reazione all’ascolto: o abbandonava del tutto il tentativo o si consegnava alle confortevoli enciclopedie a fascicoli da edicola (nemmeno malaccio a vederle col senno di poi). Sono passati più di dieci anni da quando ho abbandonato il mio lavoro più amato e molte cose sono inevitabilmente cambiate (perlomeno in campo musicale, in politica stiamo ancora aspettando). Adesso si compra sempre meno musica, sempre meno nei negozi e in sostituzione di Curcio e De Agostini, sono gli stessi quotidiani e settimanali a proporre ogni tipo di disco in allegato. Da questa settimana ad esempio, il Sole 24 Ore allega al quotidiano, al prezzo di 9,90 euro (folle, se consideriamo che il prodotto è esente IVA e che con 5 euro oggi si compra un qualunque capolavoro del jazz), il primo volume di “I miti del jazz”; duecentoquarantasette euro virgola cinquanta per venticinque cd-book (ma se ordinate l'intera collana scendete a 199) di cui purtroppo non sono specificati i dettagli: ci sono i nomi ovviamente (tutti i principali, più qualcuno superfluo e qualche grossa dimenticanza: c’è Phil Woods e non c’è Dizzy Gillespie, ci sono Glenn Miller e John Abercrombie, ma non c’è traccia di Hancock e Shorter), ma non si riesce a scoprire quali siano i brani scelti. Insomma, bisognerebbe acquistare al buio e, di questi tempi, Confindustria, l’editore del giornale, non è esattamente l’interlocutore più sicuro e affidabile. Per chi volesse decidersi a compiere il grande passo nel rutilante universo afro-americano meglio allora spostarsi sul sito del benemerito Folkways Smithsonian (http://www.folkways.si.edu/), un vero e proprio “paese dei balocchi” dove è racchiusa tutta la musica americana dalle sue origini ad oggi e dove è possibile ordinare qualunque cd in catalogo nel enorme archivio o farsene fare addirittura uno con la propria track-list. La pubblica istituzione (sì, avete letto bene, è un’istituzione pubblica nella patria del liberismo; andatelo a spiegare a quei cialtroni di economisti di casa nostra) ha appena approntato un cofanetto - “JAZZ: The Smithsonian Anthology” - di sei cd con un libretto di 200 pagine, di cui potete trovare i dettagli e che potete farvi spedire a casa per la modica cifra di 99.98 dollari, 70,0214 euro alla chiusura dei mercati di venerdì scorso. Ovviamente anche tra i 111 brani ci sono alcune assenze eccellenti, però ci trovate anche Medeski, Martin & Wood, Martial Solal, John Zorn e Pat Metheny. Insomma se volete farvi un’idea o un bel regalo, l’occasione è ghiotta. Sempre che invece non preferiate cercare la vostra vittima di turno in un dei pochi negozi di dischi rimasti; allora potreste entrare, dare un’occhiata in giro, alle copertine appese alle pareti, ai cd accumulati ovunque e con aria ingenua e interessata domandare: ““Vorrei cominciare ad ascoltare il jazz, mi consiglia un disco?”
lunedì 9 maggio 2011
Sid and my mother
Non ho speso una parola per quello che in molti si sono affrettati a contrabbandare per l’evento del secolo, il matrimonio di Prince Harry e Kate Middleton. Al mio inalienabile disgusto per ogni forma di nobiltà (sì, anche quella d’animo) e di matrimonio, si aggiungeva un aspetto musicale pressoché nullo. Così almeno credevo fino a quando nella mia cassetta-mail si è materializzato un comunicato in cui l’etichetta discografica Decca annunciava, “per la prima volta in assoluto”, la pubblicazione dell’intera colonna sonora del matrimonio. L’edizione in cd - esiste la possibilità anche del solo download - comprende “a special edition booklet” nel quale è possibile trovare “the complete order of service, the readings, vows, hymns and blessings, and all the music from the ceremony”. Ho cercato di immaginare a chi potesse interessare una cosa del genere, ma poi non avendo nemmeno dedicato un secondo della mia vita a tale risibile evento, ho capito che non ero la persona adatta per rispondere; per dovere di cronaca segnaliamo che nel cd non appare la cover di “You and I” di Stevie Wonder che George Michael ha dedicato ai due sposi e che la pubblicazione è prevista per il 10 maggio, genetliaco, oltre che della mia mamma che compie 81 anni, di Sid Vicious: per una volta di due si sarebbero trovati d’accordo sul giusto commento da dare all’evento. Per restare nell’ambito dei fatti ininfluenti sulla nostra vita, spendiamo due parole sull’Eurovision song contest che si terrà a Dusseldorf il 10, 12 e 14 maggio prossimi. Dietro la pomposa definizione si cela il solito Eurofestival, manifestazione canora lanciata nel 1956 (vinse la svizzera Lys Assia con “Refrain”; in quell’anno, tanto per fare un esempio Edith Piaf cantava “Les amants d’un jour”, “Albergo a ore” nella versione nostrana di Herbert Pagani e Chuck Berry incideva “Roll over Beethoven”) e mai troppo amata neppure da noi, forse perché abbiamo trionfato solo con Gigliola Cinquetti nel 1964 con “Non ho l’età” e con Toto Cotugno nel 1990 con “Insieme: 1992”. L’Italia, dopo dodici anni e grazie al rinnovato interesse da parte del direttore di Rai 2 Massimo Liofredi e soprattutto delle case discografiche, che non sanno più a che santo votarsi, torna nell’agone con Raphael Gualazzi e “Follia d'amore”, il brano vincitore di Sanremo giovani. Per l’alto numero dei partecipanti (quest’anno ritorna addirittura anche San Marino con una certa Senit) si disputeranno due semifinali dove si afffronteranno, tra gli altri, il bosniaco Dino Merlin che interpreta “Love in rewind”, il gruppo gypsy-punk moldavo Zdob şi Zdub con “So Lucky”, la bielorussa Anastasia Vinnikova con “I love Bielarus”, gli azeri Ell e Nikki che in inglese cantano “Running scared”, i Sigurjón's, trionfatori nella selezione islandese Söngvakeppni Sjónvarpsins 2011 con “Coming home”. Non abbiate paura per il nostro Raphael perché insieme ai rappresentanti di Spagna, Francia, Germania e Regno Unito, di diritto arriverà in finale permettendo così a Raffaella Carrà di tifare per lui quando, sabato 14 maggio alle ore 21 su Rai 2, commenterà dall’Italia con una “diretta parallela” (qualunque cosa voglia dire) l’imperdibile manifestazione. Apprendiamo anche che “per celebrare questo momento musicale, anche il programma pomeridiano di Rai Due “Top of the pops” dedicherà due puntate all’Eurovision Song Contest, il 7 e il 14 maggio. La trasmissione del sabato pomeriggio, condotta da Ivan Olita e Gaia Ranieri, ha deciso di ospitare alcuni degli artisti che vedremo sul palco, per far conoscere meglio al pubblico italiano le canzoni in gara”. Anche qui Sid e mia mamma si troverebbero infine d’accordo. God Save the Queen and the Rai too.
lunedì 2 maggio 2011
Primo Maggio, su coraggio.
Mentre scrivo queste righe il concertone del Primo Maggio non è ancora iniziato. E nemmeno la tanto attesa beatificazione di Karol Wojtyła, curiosamente collocata nello stesso giorno e nella stessa città (anche se non nella stessa nazione a voler essere precisi). La strana coincidenza, a parti invertite, avrebbe sollevato un gigantesco polverone: immaginate la reunion dei Pink Floyd che apre il concerto dei Rolling Stones con Paul McCartney al basso, su un gigantesco palco davanti al Colosseo la domenica di Pasqua. Il cardinal Bagnasco avrebbe inveito contro la musica del diavolo (sì, più o meno siamo sempre lì), La Russa in qualità di Ministro della Difesa avrebbe strenuamente attaccato i rappresentanti della perfida Albione (sì, più o meno siamo sempre lì), qualche leghista cretino (sceglietene uno, c’è solo l’imbarazzo) avrebbe strepitato contro l’ennesima invasione straniera; e il PD, per non esser da meno, avrebbe detto che forse, per ragioni di opportunità, sarebbe stato meglio spostare ovviamente il concerto a un’altra data. Invece il fatto che uno spettacolo per cui si attendono circa un milione di persone, sia stata collocato lo stesso giorno di una festa che in Italia celebriamo dal 1891 non ha turbato l’animo di alcuno. È pur vero che il Concertone - quest’anno presentato da Neri Marcorè, che forse per l’occasione rivestirà i panni di Giovanni Paolo I - è ormai diventato una stanca replica di se stesso: Luca Barbarossa (che dev’essere una specie di tassa sull’utilizzo di Marcorè), Gino Paoli che intonerà (speriamo lo intoni) il “Va’ Pensiero”, Edoardo Bennato per cui il Primo Maggio o una festa dei giovani di Alleanza Nazionale sono la stessa cosa, i Modena City Ramblers che, proviamo a indovinare, ci proporranno “Bella ciao”, non sono un cast che si possa definire stellare; forse gli organizzatori avranno pensato che molti dei partecipanti alla beatificazione, che probabilmente non avranno visto o ascoltato niente bloccati in qualche ingorgo umano, si sarebbero spostati a S. Giovanni per consolarsi con Subsonica, Caparezza o Daniele Silvestri. In caso non bastasse, tutti potranno comunque fermarsi un giorno in più, per la gioia degli albergatori e ristoratori romani, e recarsi il 2 maggio in Campidoglio alle 19 dove, con gli auspici e i soldi del sindaco Alemanno, potranno assistere a un concerto di musica sacra e all’esibizione di alcuni “veterani della musica italiana, tra cui Amedeo Minghi, Tosca, i Matia Bazar, Roby Facchinetti e la Premiata Forneria Marconi”. Sì, avete letto bene, la PFM. E se il vostro pensiero corre a De Andrè, non vi preoccupate, lassù c’è un nuovo beato che provvederà a consolarlo.
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