mercoledì 29 dicembre 2010

DISCHI ACQUISTATI PIU' O MENO LEGALMENTE O ASCOLTATI PIU' O MENO SBADATAMENTE TRA IL 22 E IL 29 -12

Gorillaz The fall
AA. VV. Viaggi interstellari a bordo di limoni volanti
The Smiths Unreleased Demos & Instrumentals
Maxence Cyrin Novo piano
Medeski Martin & Wood The Stone-Issue Four
Kanye West My Beautiful Dark Twisted Fantasy [Dirty]
Flora Purim Encounter
Enrico Rava Ran Blake Duo en noir
Suzanne Vega Close-Up, Vol 1, Love Songs
The Black Keys Brothers
Lionel Loueke Mwaliko
Danilo Rea Piano Works X- A Tribute To Fabrizio De André At Schloss Elmau
Gil Scott-Heron I’m new here (deluxe edition)
Gonjasufi A Sufi And A Kil
ler

lunedì 27 dicembre 2010

I migliori album 2010 per me


VIJAY IYER, Solo
GIL SCOTT HERON - I'm New Here
NEIL YOUNG - Le Noise
PAUL MOTIAN, Lost In A Dream
YOUN SUN NAH, Same Girl
MYCALE, The Book Of Angels Volume 13
ISOBEL CAMPBELL & MARK LANEGAN, Hawk
LYDIA LUNCH, Big Sexy Noise
ANTONY AND THE JOHNSON, Swanlights
GOTAN PROJECT, Tango 3.0



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domenica 26 dicembre 2010

Racconto di Natale

Un Natale di molti, molti anni fa. Qualche giorno prima della fatidica data, mio padre mi porta in un enorme negozio di giocattoli, forse addirittura un grossista, dalle parti del quartiere di San Fruttuoso, vicino alla mia prima scuola elementare. Ho qualche vago ricordo degli scaffali stracolmi di giochi, di papà che mi guida, a sua volta intimorito, tra centinaia di possibili regali. Non ricordo bene il momento della scelta, ma ricordo perfettamente la pianola regolarmente impacchettata sotto l’albero, l’attesa della mattina del 25 e poi la delusione: la tastiera, probabilmente una Bontempi agognata su qualche pagina di Topolino, non funzionava. Due giorni dopo eravamo di ritorno nel negozio, ma le tastiere nel frattempo erano finite: impossibile aspettare e così optammo per un calcio-balilla, che per un bambino di sette anni, benché figlio unico, aveva il suo innegabile fascino. Questa storia, sepolta per molti anni in quel che resta della mia memoria, è riapparsa quando mi sono deciso a rispondere alla domanda che mi sono sentito spesso rivolgere in questi anni. “Ma non suoni nessuno strumento?”. Fino ad allora la mia replica standard, un secco e asciutto no, a volte seguito dalla ripetizione della domanda, ma in prima persona e senza la congiunzione avversativa, non prevedeva infatti alcun tipo di spiegazione. Poi con il tempo ho provato a cercare, almeno con me stesso, un plausibile motivo: mi rendo perfettamente conto che far ricadere la mia incapacità, su quel lontano e sventurato acquisto è una soluzione di comodo, indegna di una persona ormai adulta e con una collezione di migliaia di dischi. Ma riconoscerete il fascino notevolmente maggiore di ammettere che, forse, semplicemente non m’interessava suonare; e soprattutto la possibilità di non confessare di non avere probabilmente alcun talento.





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mercoledì 22 dicembre 2010

DISCHI ACQUISTATI PIU' O MENO LEGALMENTE O ASCOLTATI PIU' O MENO SBADATAMENTE TRA IL 15 E IL 21-12

Vijay Iyer & Rudresh Mahanthappa Raw materials
Jimmy Smith Respect/Livin' It Up
DJ Shadow Endtroducing… de luxe edition
Elliott Murphy Elliott Murphy
Alicia Keys The element of freedom (Japanese edition)
The Decemberists The King Is Dead
Lelio Luttazzi I successi
Deep Purple Come Taste the Band (35th Anniversary Remastered)
Paolo Conte Tournée 2
Nick Drake Pink moon
Clyde McPhatter and the Drifters White christmas
Bob Dylan Christmas in the heart
Aimee Mann One more drifter in the snow

lunedì 20 dicembre 2010

I have a dream


Sono solo tre anni, era il 14 ottobre 2007, ma sembra passato un secolo: alla Fiera di Rho, alle porte di Milano, il presidente del Consiglio Romano Prodi, al termine del discorso tenuto durante l'assemblea costituente del Partito Democratico invitava il sindaco di Roma a salire sul palco per l'investitura a segretario. Walter Veltroni, visibilmente commosso, era accompagnato dalle note di 'Mi fido di te' di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti ("cosa sei disposto a perdere, eh mi fido di te, mi fido di te, cosa sei disposto a perdere": non lo sapevamo, ma eravamo disposti a perdere tutto). Passavano solo diciassette giorni e sul sito www.veltronipresidente.it già si affacciava, sotto le sembianze di un semplice post redazionale, un atroce dubbio: "se, come crediamo, nelle parole cantate ci si può identificare col cervello e con il cuore, 'La storia siamo noi' di Francesco De Gregori potrebbe diventare l'inno del nuovo Partito Democratico". L'intervento continuava citando il testo ("nessuno si senta escluso") terminando con un afflato poetico che potrebbe far attribuire l'intervento allo stesso leader maximo: "La storia è nostra come la politica ci appartiene, ma l'inesplicabile superficialità dei nostri tempi ci fa continuare a vivere nell'indifferenza, sorretti dalla speranza, anzi dall'illusione, che le cose non ci tocchino mai veramente da vicino". Tuttavia, trattandosi di un partito e per di più democratico, il 13 novembre, probabilmente dopo un dilaniante dibattimento, si affacciava dalle pagine del sito la proposta di un popolare, libero ed egalitario sondaggio: "Quale inno per il Partito democratico? Quale canzone sceglieresti come inno del Partito Democratico?" (Due volte per la nota rigidità del lettore di sinistra post-comunista). Seguiva lista motivata: 'E la pioggia che va' dei Rokes (scelta da Edmondo Berselli), 'E se domani' interpretata da Paolo Fresu (scelta da Walter Veltroni), 'Il mio nome è mai più' di Jovanotti, Ligabue e Piero Pelù (inno pacifista), 'Imagine' dei Beatles (si commenta da sola) [anche il fatto che i Beatles non l'abbiano mai incisa; n.d.r.], 'La Storia siamo noi' di Francesco De Gregori (scelta dallo staff di VeltroniPresidente), 'Mi fido di te' di Jovanotti (colonna sonora della proclamazione di Veltroni come segretario del PD), 'Pensa' di Fabrizio Moro (inno all'impegno civile), 'Si può fare' di Angelo Branduardi (slogan campagna elettorale Pd 2008). A scanso di equivoci specifichiamo che i testi tra parentesi rotonda sono dell'anonimo estensore dell'avvincente sondaggio. bobby soloAd oggi i votanti sul sito risultano essere sette (7): in testa a pari merito con due voti il brano portato al successo da Mina, nella versione strumentale del jazzista Paolo Fresu (forse per evitare l'imbarazzo della prima strofa: "E se domani, e sottolineo se"); le rodate 'Mi fido di te' e 'La Storia siamo noi', seguite a un'incollatura da 'Si può fare'. Non è dato sapere quale inno accompagnò la trionfale campagna del Giovane Uolter dopo la sciagurata caduta del Governo Prodi II (in seguito al ritiro dell'appoggio dei Popolari-UDEUR di Clemente Mastella - cui era mancata la solidarietà politica e personale rispetto alla vicenda che lo vedeva indagato insieme alla moglie); le elezioni del 13 e 14 aprile 2008 vedranno il trionfo della coalizione di centro-destra con conseguente quarto governo Berlusconi. A Veltroni, dopo un'ennesima batosta alle Regionali sarde del 2009, succede Dario Franceschini che rimanendo in carica solo otto mesi non riesce a occuparsi del fondamentale problema dell'inno. Ma l'undici dicembre scorso, alla vigilia del voto di sfiducia che avrebbe dovuto mandare a casa il satrapo Silvio, il più operoso Bersani lancia una manifestazione che prevede una lettura di articoli della Carta costituzionale e tanta musica: due bande musicali, una dalla Basilicata, una dal Piemonte e un pullman-discoteca modello Gay Pride. Poi la multietnica Med Free Orkestra, Roy Paci, Nina Zilli, Simone Cristicchi. Infine posto d'onore al rapper Neffa che ha composto "Cambierà", la colonna sonora scelta dal segretario per chiudere le assemblee democratiche: "Anna non essere triste, presto il sole sorgerà ...non sarà così sempre perché tutto cambierà, sai che cambierà, tutto cambierà, vedrai che cambierà, vedrai che cambierà ". Non ce ne voglia il grande Tenco, ma l'omaggio non porta fortuna: il 14 dicembre sappiamo tutti com'è andata. Ad oggi, sul sito del PD, non si è ancora aperto un dibattito sul fallimento dell'inno prescelto: per i prossimi mesi proponiamo modestamente e sommessamente il vecchio, ma pur sempre valido Bobby Solo con la sua 'Non c'è più niente da fare': "Non c'è più niente da fare, e' stato bello sognare, la vita ci ha regalato, dei lunghi giorni felici, qualcosa che il tempo non cambierà mai". Grazie PD.

lunedì 13 dicembre 2010

DISCHI ACQUISTATI PIU' O MENO LEGALMENTE E ASCOLTATI PIU' O MENO SBADATAMENTE TRA IL 4 E IL 14-12

Sun Ra The Heliocentric Worlds of Sun Ra Box Set
Antonio Sanchez Live in New York at Jazz Standard
Peter Gabriel Birdy
R.Kelly Love Letter
Bill Kirchen Word To The Wise
Eumir Deodato The Crossing
Michael Jackson Michael
Geri Allen Flying towards the sound
The Jazz Passengers Reunited
Anika Anika
Orchestre National De Jazz Daniel Yvinec Shut up and dance
Marty Ehrlich Fables
Solomon Burke Like a fire
Syd Barrett The madcap laughs
John Zorn Interzone
John Zorn What Thou Wilt
M.I.A. - Maya

Michele, musica da intenditori


Avevo circa dodici anni, primi anni '70 dunque, e un giorno sì e uno no, a volte da solo, a volte con qualche amico, mi recavo con l'autobus in via Pre. Senza alcun timore - allora la strada era un susseguirsi di pescherie, macellerie, salumerie, intervallate da banchetti che vendevano sigarette di contrabbando, accendini e forse anche altro - mi dirigevo verso un paio di banchetti che mostravano la loro merce proprio sopra il vecchio mercatino, adagiati su una balconata che in tempi remoti affacciava sul mare il Palazzo Reale. Oltre ad una serie di grandissimi orologi dorati, faceva bella mostra di sé, un lunghissimo allineamento di musicassette. A quell'epoca non avevo ancora un giradischi e comunque i prezzi dei vinili non erano alla portata della mia magra tasca, provvista solo di una paghetta settimanale e di qualche regalo extra, da dividere peraltro con le squadre del Subbuteo (carissime anche loro) e i fumetti. Così non restava che ripiegare sulle cassette, per di più false. Allora pensavo che fossero false perché registrate da quelle vere e poi messe in vendita a prezzo calmierato; a volte era così, altre invece, erano gruppi misteriosi (adesso si chiamerebbero pomposamente cover-band), di cui si trovava il nome in piccolo da qualche parte, che rieseguivano impeccabilmente le versioni originali. Tanto per fare un esempio, per un paio di anni ho adorato l'assolo di George Harrison di "All my loving", salvo scoprire che a rifarlo nota per nota era un oscuro strumentista di un gruppo olandese di cui avevo comprato addirittura due cassette (che purtroppo non ho conservato). Ho ripensato a questo episodio quando ho letto del nuovo disco di Michael Jackson, intitolato banalmente, ma forse ironicamente "Michael", la cui veridicità è stata messa in discussione dai suoi stessi familiari: infatti i parenti, furiosi, affermano che quello che canta su alcuni dei brani in realtà non sarebbe Michael appunto, ma un bravo imitatore. Ascoltando il disco si resta un po' perplessi, ma visti i miei precedenti non sono certo la persona più indicata per decidere se la voce sia autentica o contraffatta; di certo i dieci brani avrebbero meritato una tranquilla sepoltura, ma si parla di un affare da oltre 140 milioni di euro e questo spiegherebbe qualche forzatura. Però qualche anno fa, in via Pre, avrebbero avuto la decenza di scrivere in piccolo qualcosa del tipo "canta Michele il figlio di Giacomo".

DISCHI ACQUISTATI PIU' O MENO LEGALMENTE E ASCOLTATI PIU' O MENO SBADATAMENTE TRA IL 26-11 E IL 3-12

Black Dub - Black Dub. Elis Regina - Elis. Maria Raducanu - Ziori. Mingus big band - Live at Jazz standard. Ronald isley - Mr I. SF Jazz collective - Live. Soft Machine - 4. Soft Machine - Same. Soft Machine - Volume 2. Tammi Terrell - Come and see me. Vanessa de Mata - Sim. Wison Pickett - Box con i primi cinque album Atlantic. Youn Sun Nah - Same girl. Zucchero - Chocabeck.

lunedì 6 dicembre 2010


Si continua a parlare di tagli alla cultura; prima della prima della Scala, il 7 dicembre, è prevista una nuova manifestazione contro il ministro Bondi: nonostante Pompei stia cadendo letteralmente a pezzi, nonostante il film "Goodbye Mama", quello girato dall'amica bulgara di Silvio Berlusconi - Michelle Bonev - per il quale il fido ministro si è inventato un premio-patacca al festival di Venezia (fiancheggiato da Vincenzo Mollica che in un servizio al TG1 ha definito l’opera “interessante”) sia costato all’Italia tra produzione e presenza in laguna un milione e quattrocentomila euro, nonostante l’assunzione del figlio della sua attuale compagna al Centro Sperimentale di Cinematografia senza alcun titolo (toh, il C.S.C. è finanziato dal Fondo Unico per lo Spettacolo, proprio quello che il nostro continua a tagliare imperterrito), l’ex Sindaco comunista di Fivizzano resta imperturbabile al suo posto, soprattutto, grazie alla sua migliore qualità, la mancanza di vergogna (una caratteristica ricercatissima per far parte dell’attuale Governo). Si continua a parlare di tagli alla cultura, ma sono pochissime le voci che si alzano in difesa della musica: venerdì 3 dicembre ha provato a farlo Maurizio Pollini dalle pagine di “Repubblica”, in particolare sottolineando come la televisione “abbia abbandonato quasi completamente l’interesse per ogni manifestazione musicale”. Attendiamo con ansia la partenza del palinsesto di Rai 5 (che intanto trasmetterà in diretta proprio il debutto scaligero con “Die Walküre” di Richard Wagner) per qualche auspicabile cambiamento; intanto non possiamo che concordare con l’insigne maestro, che ha appena eseguito a Roma il primo libro del “Clavicembalo ben temperato di Bach”, quando auspica un rinnovamento complessivo della nozione di stato sociale, in cui rientri anche una ridefinizione totale del concetto di finanziamento pubblico alla cultura. Sarebbe ora che anche attività musicali come il jazz e il rock rientrassero in questi finanziamenti, magari non con sovvenzioni a pioggia nelle mani dei soliti noti, ma con una politica mirata alla divulgazione e alla conoscenza, una programmazione (anche di scambio) con realtà straniere che potrebbe contribuire a far conoscere i nostri musicisti all’estero, proponendo al contempo artisti che da noi, per svariati motivi, difficilmente riescono a programmare vere e proprie tournée, ma soltanto saltuarie apparizioni. Fantascienza direte voi? Lo pensa anche Pollini se, riferendosi allo stato sociale in generale, gli sembra che “la sinistra non sia sorretta da un pensiero sufficiente a una realizzazione tanto complessa”. E come dargli torto!

Un Amore Supremo

In occasione dell'uscita in edicola di A Love Supreme, primo titolo della collezione I Capolavori del Jazz in Vinile, sono andato a ria...