lunedì 6 dicembre 2010
Si continua a parlare di tagli alla cultura; prima della prima della Scala, il 7 dicembre, è prevista una nuova manifestazione contro il ministro Bondi: nonostante Pompei stia cadendo letteralmente a pezzi, nonostante il film "Goodbye Mama", quello girato dall'amica bulgara di Silvio Berlusconi - Michelle Bonev - per il quale il fido ministro si è inventato un premio-patacca al festival di Venezia (fiancheggiato da Vincenzo Mollica che in un servizio al TG1 ha definito l’opera “interessante”) sia costato all’Italia tra produzione e presenza in laguna un milione e quattrocentomila euro, nonostante l’assunzione del figlio della sua attuale compagna al Centro Sperimentale di Cinematografia senza alcun titolo (toh, il C.S.C. è finanziato dal Fondo Unico per lo Spettacolo, proprio quello che il nostro continua a tagliare imperterrito), l’ex Sindaco comunista di Fivizzano resta imperturbabile al suo posto, soprattutto, grazie alla sua migliore qualità, la mancanza di vergogna (una caratteristica ricercatissima per far parte dell’attuale Governo). Si continua a parlare di tagli alla cultura, ma sono pochissime le voci che si alzano in difesa della musica: venerdì 3 dicembre ha provato a farlo Maurizio Pollini dalle pagine di “Repubblica”, in particolare sottolineando come la televisione “abbia abbandonato quasi completamente l’interesse per ogni manifestazione musicale”. Attendiamo con ansia la partenza del palinsesto di Rai 5 (che intanto trasmetterà in diretta proprio il debutto scaligero con “Die Walküre” di Richard Wagner) per qualche auspicabile cambiamento; intanto non possiamo che concordare con l’insigne maestro, che ha appena eseguito a Roma il primo libro del “Clavicembalo ben temperato di Bach”, quando auspica un rinnovamento complessivo della nozione di stato sociale, in cui rientri anche una ridefinizione totale del concetto di finanziamento pubblico alla cultura. Sarebbe ora che anche attività musicali come il jazz e il rock rientrassero in questi finanziamenti, magari non con sovvenzioni a pioggia nelle mani dei soliti noti, ma con una politica mirata alla divulgazione e alla conoscenza, una programmazione (anche di scambio) con realtà straniere che potrebbe contribuire a far conoscere i nostri musicisti all’estero, proponendo al contempo artisti che da noi, per svariati motivi, difficilmente riescono a programmare vere e proprie tournée, ma soltanto saltuarie apparizioni. Fantascienza direte voi? Lo pensa anche Pollini se, riferendosi allo stato sociale in generale, gli sembra che “la sinistra non sia sorretta da un pensiero sufficiente a una realizzazione tanto complessa”. E come dargli torto!
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