"Sinapsi" è rimasto nella mia libreria – sezione 'da leggere' – per quasi un anno; e a onor del vero non l'avevo nemmeno comprato, mi era stato regalato insieme ad altri tre o quattro titoli dalla mia amica Titta, che, suo malgrado, fa l'ufficio stampa, di libri e altre belle cose. Poi per una serie di casi della vita che sarebbe tedioso raccontare, io e l'autore, Matteo Galiazzo, ci siamo (ri)conosciuti; ma il libro è rimasto lì perché nel frattempo con formidabile spirito di dedizione il succitato Galiazzo mi ha prestato due libri di Marco Drago, da tempo fuori catalogo: "Domenica sera" e "Zolle" (in quest'ultimo appare anche un folle collezionista di dischi, uno che starebbe perfettamente a suo agio nella galleria che popola "Il mondo visto da Disco Club").
martedì 26 febbraio 2013
Sinapsi
"Sinapsi" è rimasto nella mia libreria – sezione 'da leggere' – per quasi un anno; e a onor del vero non l'avevo nemmeno comprato, mi era stato regalato insieme ad altri tre o quattro titoli dalla mia amica Titta, che, suo malgrado, fa l'ufficio stampa, di libri e altre belle cose. Poi per una serie di casi della vita che sarebbe tedioso raccontare, io e l'autore, Matteo Galiazzo, ci siamo (ri)conosciuti; ma il libro è rimasto lì perché nel frattempo con formidabile spirito di dedizione il succitato Galiazzo mi ha prestato due libri di Marco Drago, da tempo fuori catalogo: "Domenica sera" e "Zolle" (in quest'ultimo appare anche un folle collezionista di dischi, uno che starebbe perfettamente a suo agio nella galleria che popola "Il mondo visto da Disco Club").
lunedì 18 febbraio 2013
Finale di partita
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lunedì 11 febbraio 2013
New Musical Order
In tempi di Mp3, hard disk ripieni di terabyte di musica, iPod e iPhone che ammucchiano brani senza alcun criterio, può sembrare totalmente anacronistico riflettere su quale sia il miglior metodo di archiviazione per le canzoni. Un tempo la grande divisione era tra coloro che sistemavano tutti i dischi in ordine alfabetico (preciso, immediato, naturale) e coloro che gli opponevano una classificazione per genere. Una mediazione tra le due teorie alla fine era la regola per chi voleva venirne in qualche modo a capo, categoria alla quale non appartenevano né chi catalogava i dischi nell'ordine in cui li aveva acquistati (con l'interessante risultato di poter tornare indietro nel tempo e rivedere le diverse fasi musicali ed esistenziali che aveva attraversato), né soprattutto chi li lasciava nel caos più totale, limitandosi a rimetterli (nella migliore delle ipotesi) nelle loro copertine alla fine dell'ascolto. Oggi la smaterializzazione del supporto musicale ha reso il problema molto meno stringente, con il risultato però di elevarlo a una vera e propria questione esistenziale. Qualunque sistema si adotti (dal monopolistico iTunes all'ultimo arrivato Spotify, il sistema di musical-streaming che debutterà in occasione del Festival di Sanremo e che permette di cercare ed ascoltare musica attingendo da un database sterminato, condividendola o scaricandola anche offline) è lo stesso programma a preoccuparsi di archiviare la musica per ogni possibile indice (artista, genere, anno, data di aggiunta, numero di ascolti ecc. ecc.). Le differenze allora andranno cercate nell'attenzione con la quale si riporrà il titolo, singolo o album che sia, nella pressoché infinita memoria digitale a disposizione: se si scarica la copertina, se si controlla il genere, spesso a dir poco approssimativo, l'anno di pubblicazione, se (e questo vale soprattutto per le acquisizioni non proprio legali) tutti i dettagli anagrafici vengono sistemati in maniera puntuale e precisa. Insomma, guardare la library di qualcuno può dirci molto della sua personalità, oltre che banalmente dei suoi gusti musicali. Inutile dire che il vero appassionato – che in quanto tale sarà solo parzialmente convertito al formato digitale, preferendogli sempre e comunque la fisicità del cd, se non del vinile – avrà una libreria impeccabile e sempre in perfetto ordine; gli altri, coloro che non perdono tempo a sistemare ogni minimo particolare, probabilmente finiranno per godersi di più la musica. Ma si sa, il mondo è bello perché è vario.
mercoledì 6 febbraio 2013
La musica è finita
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lunedì 28 gennaio 2013
Sono solo canzonette
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domenica 20 gennaio 2013
America the Beatiful
È stata la settimana degli inni: il PD ha scelto con la tipica fantasia della sinistra italiana “Inno” di Gianna Nannini, ovviamente una canzone nata per tutt'altro scopo e con tutt'altre intenzioni; forse le analogie col partito sono più di quelle che pensiamo e comunque in passato era andata anche peggio (Vedi Disco Mix n° 71 http://www.discoclub65.it/disco-mix/archivio-mainmenu-45/3932-disco-mix-71.html). Il Movimento 5 Stelle ha optato per “L'urlo della Rete - Uno che vale Uno", ovviamente deciso dal padre-padrone Beppe, un insopportabile profluvio di retorica in salsa zum-pa-pa, scritto da Leonardo Metalli e Raffaello Di Pietro. Il PDL ha postato un video su Twitter dall'account @berlusconi2013, gestito dai volontari digitali del Popolo della Libertà, la cui canzone, dal titolo “La forza dell'Italia migliore”, è all'insegna della continuità con le precedenti scelte; e il commento ci sembra sufficiente. Per chi proprio non ha niente di meglio da fare un confronto è possibile sul sito repubblica.it, ma noi lo sconsigliamo vivamente. Tutto questo mentre domani il presidente Obama presterà giuramento per il suo secondo mandato, attorniato da Katy Perry, Stevie Wonder, Alicia Keys, Usher, Brad Paisley; Kelly Clarkson canterà “My Country 'Tis of Three”, che quattro anni fa venne cantata da Aretha Franklie mentre a Beyoncé toccherà l'inno nazionale e a James Taylor “America the beautiful”. Non voglio nemmeno provare ad affermare che a una maggiore competenza o gusto musicale corrisponda inevitabilmente una statura politica differente; di certo una qualche gratificazione in più ad essere americani almeno sul piano musicale la si prova ancora. Così non resta che ringraziare Monti (Marx mi perdoni) e Ingroia per non aver provveduto a dotarsi, almeno per ora, di canzone d'ordinanza. Una domanda sorge spontanea: a cosa serve oggi un inno di partito, che peraltro come il nome, si cambia ad ogni elezione?
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