domenica 6 dicembre 2009

Il limite dei '60


Forse tutto ha avuto inizio con l’enorme successo di “2060 – American Graffiati” di Ivan Cattaneo, raccolta di canzoni anni ’60, in forma vagamente dada, pubblicata nel 1981 (a sua discolpa va detto che dopo altri due dischi di cover, il nostro, amareggiato e deluso per essere diventato solo un interprete di vecchi successi, si dedicò alla pittura). Il titolo, riferimento al film di George Lucas di qualche anno prima, ci riconduce al luogo d’origine dell’epidemia, gli States, dove però gli anticorpi punk, tipici di un organismo sano, reagirono egregiamente. In Italia invece, forse in virtù di una certa inclinazione revisionista, la diffusione della cosiddetta ‘sindrome del revival’ non si è mai estinta. Il virus, mutato geneticamente anche grazie a personaggi come Red Ronnie e Fabio Fazio, opera a 360 gradi, colpisce cinema, teatro, letteratura e ovviamente televisione, sviluppando un insano attaccamento al passato, anche prossimo, che trasforma la realtà in un incubo pervaso da un Blob appiccicaticcio, dolciastro e vagamente nostalgico. Negli ultimi anni il ‘fluido mortale’ ha prevalentemente dispiegato i suoi effetti sulla già malandata musica italiana: nel solo 2009 abbiamo avuto le “Musiche ribelli” di Luca Carboni, l’imbarazzante “Italian Songbook” di Morgan, il divertente “Combo” di Giuliano Palma, le “Fotografie” di Giusy Ferreri e il nuovo Francesco Renga, “Orchestra e voce” (di gran lunga il più interessante). Ma se torniamo indietro, troviamo anche la spocchiosa trilogia dei “Fleurs” di Franco Battiato, l’impacciato “Quelli degli altri tutti qui” di Claudio Baglioni, la riscrittura della “Beat ReGeneration” dei Pooh. L’elenco potrebbe continuare quasi all’infinito, comprendendo anche decine di dischi di jazz italiano che rimaneggiano faticosamente un successo di Mina o Battisti nella speranza di vendere qualche copia in più. Ma per un paese che naviga gioioso verso il suo iceberg, quale miglior colonna sonora di quella offerta dalla nostra musica italiana all’orchestra del Titanic?

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