domenica 29 novembre 2009
I geni della musica (e del marketing)
Un’ANSA del 16 novembre asserisce, sulla base di uno studio condotto dalla Nokia e dal Kings’ College London Department of Twin Research, che i geni musicali esistono. Bella scoperta: da Mozart a Thom Yorke è tutto un susseguirsi di artisti proclamati (o autoproclamatisi) geni. Ma qui si parla del gene (e non del genio), l'unità ereditaria fondamentale degli organismi viventi; a quanto pare un’analisi sui gusti musicali di circa quattromila gemelli (?) ha rivelato che le preferenze musicali sono scritte nel Dna. Brutto colpo: pensavate che quel disco dei Beatles che vi aveva prestato zio Giancarlo avesse determinato la vostra ossessione per gli Wings? Sbagliato. Avevate regalato a Roberta “A love supreme” nella speranza che servisse a qualcosa?
Tutto inutile (e infatti di lei non c’è più traccia): “Era già tutto previsto” (Cocciante, 1975). Il fattore genetico ha un’influenza maggiore – continua lo studio – “in relazione alla musica pop, classica e hip-hop”. Niente da fare, sembrerebbe, per il folk e il country (avremmo detto il contrario considerando che solo un impulso incontrollabile e ingestibile può costringere all’ascolto di Emmilou Harris), dove invece è l'educazione familiare a ricoprire un ruolo significativo (ma in quale famiglia si costringe ad ascoltare Willie Nelson?) Ma perché la Nokia si interessa a questi argomenti? Risponde Andrea Montagnini, music manager di Nokia Italia che “nonostante non si possano ricondurre le playlist al DNA, tra i milioni di brani messi a disposizione dal Nokia Music Store, si può certamente trovare la musica adatta a ogni gene”. Perfetto: basta impazzire leggendo recensioni, comprare alla cieca o sull’impulso del momento, confrontarsi con gli amici o con il negoziante di fiducia. Ora ci penseranno loro a dirci quale musica ci va a genio! “Ma s'io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni, credete che per questi quattro soldi, questa gloria da stronzi, avrei scritto canzoni?” (Guccini,1976. A modo suo, un genio).
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appunto, non poteva rimanere a fare il professore per non scassarci gli zebedei con le sue "canzoni"?
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