lunedì 20 giugno 2011
Musica(l)mente
È una notizia d’agenzia uscita la scorsa settimana, ma mettetela da parte perché nelle lunghe giornate d’agosto potrebbe saltar fuori su qualche quotidiano in cerca di notizie (nella speranza che non ci siano efferati delitti a riempire le pagine). Gli esperti americani Gregory Berns e Sara Moore si sono guadagnati le pagine della rivista scientifica “Journal of Consumer Psychology” grazie al loro particolarissimo esperimento: nel 2006, avevano selezionato 120 canzoni dalle pagine di artisti sconosciuti su MySpace. Poi avevano chiesto a 27 volontari fra i 12 e i 17 anni d'età di ascoltare i brani in cuffia, mentre veniva scansionata la loro attività cerebrale attraverso la risonanza magnetica funzionale. Tre anni dopo, mentre guardava il programma tv 'American Idol' con le sue due giovani figlie, Berns si è accorto che la presentatrice Kris Allen intonava una delle canzoni sconosciute che erano state utilizzate per la sua indagine scientifica. Si trattava di “Apologize”, degli One Republic. Lo scienziato ha quindi pensato: "Beh, abbiamo usato questo brano nella nostra ricerca. Quindi abbiamo a disposizione dati unici sulle risposte dei ragazzi a canzoni non popolari. Potremmo verificare se è possibile predirne il successo". L'esperto ha quindi organizzato un'analisi comparativa, rilevando che, effettivamente, i dati sulla risposta cerebrale dei teenager alle canzoni consentono di predire la popolarità di una canzone. Certo, ammette Berns, “questa scoperta accidentale ha i suoi limiti: è stata rilevata studiando solo 27 persone”. E, aggiungiamo noi, il campione avrà tenuto conto degli ambienti sociali da cui provenivano i ragazzi, delle influenze e delle preferenze musicali, dell’umore del momento? E poi una canzone su centoventi, non sembrerebbe proprio una percentuale a prova di idiota. Insomma, non proprio una dimostrazione scientifica impeccabile; ma il fatto che i ragazzi prescelti avessero tutti tra i 12 e 17 anni, potrebbe essere un’occasione per approfondire un po’ l’esperimento: è altamente probabile che i soggetti in questione non abbiano mai ascoltato “Like A Rolling Stone” di Bob Dylan, “Whats Going On” di Marvin Gaye, “A Change Is Gonna Come” di Sam Cooke, “My generation” degli Who per non parlare di un qualsiasi pezzo jazz o di musica classica o contemporanea. Allora si potrebbe provare a farglieli sentire “per vedere l’effetto che fa” o, per essere più scientifici, “la loro attività cerebrale attraverso la risonanza magnetica funzionale”. Certo a Berns non gliene frega molto in quanto "il mio obiettivo a lungo termine è comprendere i fenomeni e le tendenze culturali. Voglio sapere da dove vengono le idee, e perché alcune diventano popolari e altre no. In definitiva, sto cercando di prevedere la storia". O, meno pomposamente, sta cercando di prevedere come scegliere un cavallo sicuramente vincente e guadagnarci su. Ma se anche uno solo dei ventisette ragazzi, rimanesse a bocca aperta durante l’ascolto, questo sì, che meriterebbe una pagina di giornale.
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