lunedì 13 giugno 2011
Una vita spericolata
Mentre Vasco Rossi, il vero artista “contro” che non ha paura di sfidare l’impopolarità, si è dichiarato a favore del nucleare con la solita penosa motivazione che “La Francia ha le centrali nucleari vicine ai nostri confini quindi…”, l'Heineken Jammin Festival 2011 (al Parco San Giuliano di Mestre) si è meritato un articolo di Repubblica, dopo solo due delle tre date previste, per segnalare il calo della metà degli spettatori. Evidente il tentativo di correre ai ripari per l’ultima serata (toh, proprio con Vasco Rossi), mascherato da analisi sul fatto che la “la grande kermesse rock nel nostro paese non funziona più”. E chi può analizzare la crisi meglio degli operatori del settore? (Certo ci sarebbero gli spettatori, ma nell’articolo si sono dimenticati di interpellarli). Così i vari soloni (da Corrado Rizzotto, patron dell'I-Days di Bologna a Claudio Trotta di Barley Arts) puntano il dito contro la burocrazia e “la mentalità conservatrice del pubblico, schiavo dell'artista preferito o dell'headliner; atteggiamento fighetto del popolo del rock in Italia che ha paura di vivere l'esperienza del festival, anche se questo prevede i disagi di una giornata di pioggia; e infine le location sbagliate”. Sorvoliamo sulla burocrazia (peraltro vigente anche per i fruttivendoli e per gli affollati festival della letteratura), la soluzione ideale a quanto pare dovrebbe essere un pubblico demente che va a vedere un artista di cui non gli frega niente, anche in una giornata di tregenda, in una location che lo stesso organizzatore definisce sbagliata. Nemmeno una breve accenno al prezzo da pagare: parliamo proprio del Jammin festival che, pur ampiamente sponsorizzato dalla birra di cui sopra, propone un abbonamento a tre giornate a 150 euro più diritti di prevendita: che fanno 172,50 euro totali da pagare in anticipo senza aver alcun diritto ad un posto o a un settore preferenziale. A questi bisogna aggiungere il viaggio, due notti in tenda (per rimanere bassi), due colazioni, due pranzi e tre cene. Più la birra per dissetarsi (la roba da fumare facciamo che ve la portate da casa). Fate voi la somma e ditemi voi se non è un miracolo che ci siano ancora decine di migliaia di persone che possono permettersi una simile trasferta, soprattutto per vedere i Coldplay (la sera di giovedì) preceduti da Cesare Cremonini (l’ex leader dei Lunapop!), da Echo & the Bunnymen (bravi ai loro tempi, cioè quando la maggior parte del pubblico potenziale non era ancora nato) ed Erica Mou. Un cast messo insieme probabilmente con l’estrazione del Lotto, sistema confermato per la serata di venerdì (in ordine di salita sul palco Verdena, Interpol, Fabri Fibra, Negramaro; tutta roba da far invidia a una Festa dell’Unità) e sabato (Pretty Reckless, Noemi, All Time Low e Vasco Rossi). Non sappiamo quanti spettatori abbia totalizzato l’ultima serata, né se qualcuno abbia fatto notare a Vasco Rossi che il suo sillogismo a favore del nucleare non risolve il problema dei rifiuti tossici, anzi lo aggrava (più centrali ci sono…); e che comunque in Francia i festival sono meglio organizzati, costano meno e fortunatamente Vasco Rossi non sanno nemmeno chi è.
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