Quando alla fine degli anni '70, trascorrevo gran parte delle mie giornate in una radio libera (già, non erano ancora private), uno dei punti di dibattito più acceso era relativo alla programmazione musicale. Esistevano infatti un paio di programmi specializzati (uno di funky e soul e una dell'allora neonata new-wave), la consueta classifica dei dischi più venduti (allora si vendevano ancora) e tutta una serie di trasmissioni - oggi si definirebbero generaliste - che i singoli speaker gestivano in totale autonomia. Lo sconfortante risultato era che durante la giornata una stessa canzone (che so, “You're The One That I Want" di John Travolta e Olivia Newton–John o “Sono solo canzonette” di Edoardo Bennato) veniva trasmessa sei-sette volte con una monotonia musicale che ci sembrava poco entusiasmante (anche da un punto di vista commerciale, credevamo di rivolgersci ad un solo pubblico invece che a tutto il potenziale bacino di ascoltatori). Così per ovviare al problema io fui incaricato di redarre una playlist che tutti avrebbero dovuto rispettare, ad eccezione dei programmi sopracitati più quello di musica a richiesta con dedica dove inevitabilmente le hit del momento venivano riascoltate all'infinito. Mi accinsi al compito con entusiasmo e solerzia, attingendo da ogni genere dello scibile musicale, proponendo una musica italiana di qualità e osando con il rock e il jazz nei momenti più opportuni. Il risultato fu fallimentare e ben presto si ritornò all'anarchia totale e ai soliti cinquanta titoli programmati più volte al giorno. Fatica sprecata, che avremmo potuto risparmiarci se fossimo stati a conoscenza di un aneddoto risalente agli anni '50, quando Todd Storz e Bill Stewart – due programmatori della Kowh, un'emittente radiofonica del Nebraska – trovandosi spesso in un locale con il juke-box, notarono che nonostante le cameriere ascoltassero per tutto il giorno le stesse canzoni scelte dai clienti, quando il locale si svuotava e avevano il juke-box tutto per loro, finivano per riascoltare esattamente le stesse canzoni. Storz e Stewart si fecero indicare i brani più ascoltati e tornati in radio cominciarono a passarli: era nata la top forty, una scaletta di brani da mandare in “heavy rotation” che da quel momento segnò per sempre la radiofonia. Da quel momento, fino ai giorni nostri, se ancora oggi, scorrendo la sintonia FM, musicalmente parlando è praticamente impossibile distinguere una radio dall'altra. Tranne tranne alcune lodevoli eccezioni, in cui però la musica non compare del tutto.
lunedì 18 giugno 2012
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