lunedì 22 febbraio 2010

Masters of war


È uscito negli Stati Uniti, ma chissà se sarà mai tradotto in Italia, "Sound Targets: American Soldiers and Music in the Iraq War", uno studio di Jonathan Pieslak sulla musica che ascoltano i soldati americani durante le operazioni di guerra. I risultati non sono sconvolgenti e tutto sommato prevedibili. Secondo l'autore (qui riprendiamo l'articolo di Katia Riccardi su Repubblica) "in Iraq o in Afghanistan le playlist sono dominate da Slayer, Metallica e Eminem". Infatti l'heavy metal, tra chitarre e batteria, è una buona base per prepararsi a una missione perché, scrive Pieslak, "ha un suono simile a una scarica di proiettili sparati da un'arma automatica". Chissà perché, lo sospettavamo. Non ce li vedevamo proprio i nostri eroi, torturare qualche disgraziato a Guantanamo ascoltando "My funny Valentine" cantata da Chet Baker o darci sotto con i bombardamenti notturni sulle popolazioni civili sulle note di "Pink moon" di Nick Drake. Sarebbe interessante scoprire cosa accade quando i soldati tornano dal fronte: continuano ad ascoltare trash-metal e gangsta-rap oppure si riconvertono a Beyoncé e Garth Brooks, nella speranza di un matrimonio felice con barbecue il sabato pomeriggio con gli amici (tutti reduci)? Ma per noi, sarebbe ancor più fondamentale scoprire che cosa ascoltano i protagonisti delle nostre 'missioni di pace' all'estero: probabilmente Toto Cutugno e il suo "Italiano" e, solo per i carabinieri nei secoli fedeli, il trio Pupo, Emanuele Filiberto e il tenorino, così da esser pronti a un eventuale ritorno dei Savoia (a guerra finita ovviamente) o all'ancor più temibile vittoria dell'UDC. Infine, per gli amanti della sociologia ad alto rischio, ci sarebbe anche da promuovere uno studio sul contenuto dell'iPod del tredicenne sicario della camorra o del killer della 'ndrangheta in trasferta a Duisburg. Noi, per iniziare, possiamo solo dire ciò che non contiene: né "Masters of war" di Dylan e nemmeno "War" di Edwin Starr, anche nella versione del Boss. Alle quali vi rimandiamo per una pacifica settimana musicale post-Sanremo.

lunedì 15 febbraio 2010

BerSanremo



Fino a qualche giorno fa digitando le parole “Bersani” e “Sanremo” in un qualunque motore di ricerca Internet, sarebbe saltata fuori la notizia della partecipazione del cantautore romagnolo Bersani Samuele all’edizione del festival di Sanremo del 2000 (la canzone "Replay", si classificò al 5° posto, ottenendo il premio della critica). Da oggi, grazie al nuovo corso del PD, la pagina di Google si è arricchita di nuovi e irresistibili contenuti: infatti apprendiamo da un’intervista al settimanale "A", diretto dall’ineffabile Maria Latella, che il segretario del primo partito dell’opposizione sarà all'Ariston di Sanremo, insieme a una delle sue figlie, per seguire la finalissima del 20 febbraio. Come se non bastasse la tv democratica “Youdem”, per la prima volta farà un suo dopo-festival. D’altronde, dice il Bersani Pierluigi, “il Pd è un partito popolare, senza snobismi, che va dove c'è la gente. Dove la gente ha dei problemi e soffre. Ma anche dove si diverte”. Ecco, se il Pierluigi si fosse fermato in tempo, avremmo potuto condividere la sua affermazione; impossibile negare in questo caso, che il PD vada dove la gente soffre (altrettanto impossibile negare che spesso è proprio lo stesso partito a mettere in moto i meccanismi della sofferenza). Ma via, credere che la gente a Sanremo si diverta e soprattutto credere che, in questo sciagurato 2010, qualcuno voglia o possa acquistare i biglietti per tutte e 5 le serate (sì, non si può comprare la singola data, se non fuori dall’Ariston in caso di invenduti, ovviamente la sera stessa) al modesto prezzo di 1200 euro per la platea e 590 euro per la Galleria, è veramente un’idea bislacca. O forse l’idea bislacca è quella di credere che la sinistra dovrebbe distinguersi dalla destra, senza inseguirla sullo stesso terreno; e ad esempio presentarsi al Premio Tenco e senza nemmeno annunciarsi. Per dirla con il Bersani Samuele (uno che il Tenco l’ha vinto sempre nel 2000 per l’album "L'Oroscopo Speciale"): Chiedimi Se Sono Felice!

domenica 7 febbraio 2010

Trolls, Mogan & Faber


"Se la leggenda diventa realtà, stampa la leggenda". Vero, ma anche Dutton Peabody, il direttore del giornale che pronuncia la frase nel film di John Ford “L’uomo che uccise Liberty Valance”, sarebbe stato in difficoltà di fronte alla strombazzata reunion dei New Trolls con Vittorio De Scalzi, Nico Di Palo, Gianni Belleno e Giorgio D’Adamo. Infatti come comportarsi con Ricky Belloni (componente storico della formazione e autore di brani come “Quella carezza della sera”) che si affretta a precisare che “i New Trolls non esistono più, ci sono due realtà che portano in giro la storia del gruppo che sono composte da ex componenti dello stesso, una è la mia che si chiama Il Mito New Trolls e poi ce n'è un'altra che invece gira col nome La Leggenda New Trolls la quale, mistificando la realtà, ha rivendicato una presunta reunion del gruppo”. Sono gli assilli della comunicazione contemporanea, che quotidianamente si ripropongono: come nel caso Morgan ad esempio, dove ministri, nani e ballerine (in Italia sono un’unica categoria) si sono affrettati ad alimentare un insulso bla bla bla, che di buono ha fornito solo l’articolo di Francesco Merlo su Repubblica del 4 febbraio (Morgan, il falso maledetto). È pur vero che nella musica, nel rock in particolare, realtà e leggenda vanno spesso a braccetto, anche perché non c’è niente come un’autentica leggenda (quasi un ossimoro) in grado di alimentare guadagni più o meno giustificati. Ne sa qualcosa Fabrizio De André, di cui in questi giorni si parla nuovamente perché il Comune di Genova ha messo a punto il bando di gara per l’aggiudicazione dell’ex negozio di Gianni Tassio, acquistato due anni fa per l’iperbolica cifra di 385.539 euro. Ovviamente uno dei requisiti è che la “destinazione dovrà tenere comunque conto del valore storico del negozio e mantenere quindi le caratteristiche di punto di interesse culturale”. Peccato che in quei locali De André non ci fosse mai entrato, visto che l’originale Gianni Tassio si trovava due-trecento metri più avanti! Ma di fronte alla leggenda, che importanza può avere la realtà?

Un Amore Supremo

In occasione dell'uscita in edicola di A Love Supreme, primo titolo della collezione I Capolavori del Jazz in Vinile, sono andato a ria...