mercoledì 27 maggio 2015

Perché odio le Rossana

Ho sempre odiato le caramelle Rossana. Ammetto che la confezione mi attirava, rossa ovviamente, quasi carminio; ma poi quella consistenza falsa, dura fuori, quasi insapore, e appiccicosa dentro, inutilmente melliflua e dolciastra, che appena ti accorgevi di averla rotta ti rendevi conto di aver fatto la sciocchezza più grande della giornata e senza possibilità di tornare indietro. Le ho sempre odiate anche perché una sera mio padre tornò da una cena con i colleghi di lavoro, decisamente bevuto. Era tardi, almeno nella mia percezione di allora, eravamo in cucina, lui seduto, storto, io e mia mamma in piedi. Mi aveva portato una caramella Rossana e a me già non piacevano, fatta l’esperienza una volta inutile riprovare; ma lui ci teneva e insisteva, con quell'ostinazione molesta tipica degli ebbri, a cui i bambini oppongono una testarda e inconsapevole resistenza. Così mio padre aveva pianto, perché io non mangiavo quella stramaledetta caramella Rossana. Era la prima volta (forse l’ultima) che lo vedevo piangere e, come si evince, non l’ho mai dimenticato.
Ora ho un nuovo motivo per odiarle. Nell’ultimo, deprecabile, film di Paolo Sorrentino, Youth o Giovinezza, come vi pare, Michael Caine (che interpreta un direttore d’orchestra in pensione) indugia due o tre volte con la cartina dell’odiosa caramella, stropicciandola ripetutamente tra le dita, quasi a creare un ritmo misterioso, profondo, intimo, probabilmente una nuova “Simple Song” da dedicare al ricordo della moglie. E io (“che non so un tubo di concerti”) ho cercato di immaginare, di capire, di dare un significato, manco quella cartina fosse una “Rosebud” (“Rosabella” nella versione italiana di “Citizen Kane”; vedi, mi dicevo, c’è anche l’assonanza), uno scrigno di promesse, un whodunit di lubitschiana memoria.

Ma poi ieri, alle 11.44, la rivelazione: un comunicato mi ricorda che anche in Italia è possibile utilizzare il product placement e Sorrentino, legittimamente, l’ha fatto: ha impiegato un “brand italiano in una produzione cinematografica di respiro internazionale, con un inserimento pacato, ma che, armonizzandosi con gli elementi caratterizzanti del personaggio, rimane impresso. In una scena, che è anche parte del teaser internazionale del film, la carta delle note caramelle Rossana, un prodotto senza tempo, fra i più noti di casa Perugina, apprezzato da intere generazioni, è accarezzata e ‘suonata’ dalle mani del protagonista, che, sulla soglia degli ottant’anni, assapora ogni dettaglio del tempo che gli rimane e che ha vissuto”.
Voilà, impeccabile. E illuminante. Perché proprio grazie a Rossana, il film di Sorrentino si rivela qual è. Una colossale e impeccabile costruzione in cui ogni iperestetica inquadratura ha il solo scopo di ingenerare aspettative clamorosamente deluse un istante dopo; credi ti stia per spiegare il senso della vita e invece se ne esce con  “le persone o sono belle o sono brutte, in mezzo ci sono soltanto i carini”.
Grazie Sorrentino, per avermi rievocato uno dei nemici di tutta la mia vita, la stupida, insulsa, disgustosa caramella Rossana. E grazie, soprattutto, per avermi ricordato che bisogna sempre odiare con l’entusiasmo della gioventù; perché non si sbaglia mai.






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