lunedì 27 febbraio 2012

Il critico musicale, pt.1


Premessa
Poiché non esiste un albo professionale della critica musicale (e se ci fosse Monti dovrebbe abolirlo), non aspettatevi che qualcuno vi nomini, vi investa, vi designi o vi incarichi formalmente; se non avete avuto la fortuna di un Bertoncelli che Francesco Guccini chiamò in causa esplicitamente nell'Avvelenata o di Enzo Caffarelli evocato da Antonello Venditti in Penna a sfera (ma erano altri tempi, oramai chi volete mai che si preoccupi di citare un giornalista in una canzone), nessuno vi considererà tale, fino a quando non sarete voi stessi a definirvi in tutto e per tutto un Critico Musicale. Ovviamente la definizione non basta; certo, direte voi, servono le competenze. Sbagliato, quelle sono accessorie, se non ininfluenti: sono i comportamenti ad essere necessari, essenziali, atti dovuti e automatici con cui contrassegnare la vostra presenza nel firmamento della critica che conta. Seguendo i nostri suggerimenti basteranno un paio di mesi e tutti saranno convinti di avere di fronte il nuovo Lester Bangs italiano.

Avvertenza: il vademecum, relativo alle due situazione topiche del mestiere - la conferenza stampa e l'ascolto di un disco in anteprima - per motivi di spazio sarà pubblicato in due puntate. La prossima settimana in allegato un prontuario di frasi fatte, indicate in ogni situazione conviviale.

La conferenza stampa
Arrivate per primi, occupate con il vostro portatile il posto in prima fila e poi nascondetevi in bagno. Quando l'artista entra in sala, uscite e sedetevi salutando con una pacca i vostri vicini e con un cenno il protagonista dell'evento. Al momento delle domande, prendete la parola e fatene una lunghissima in cui ripercorrete encomiasticamente l'intera carriera discografica, curandovi di segnalare però quel tal disco del '91 che proprio non vi è piaciuto, ma bollandolo come un inevitabile momento di passaggio e di maturazione. La questione non ha importanza, ma sceglietela in modo che l'artista sia costretto a schernirsi per poi sentirsi in qualche modo assolutamente d'accordo con voi. Tipo: "non credi che in qualche modo la tua svolta sia assimilabile a quella elettrica di Dylan al Newport Folk Festival del 65?"
Al termine andate a salutare calorosamente l'artista di fronte a tutti, fermatevi a fare quattro chiacchiere con il capo ufficio stampa e poi andate via senza fermarvi al buffet, adducendo un altro impegno o l'urgenza di scrivere il pezzo in virtù del fatto che poi dovete partire per Zurigo dove ci sarà la data più vicina del tour di Gregory Porter. Non preoccupatevi che sia vero, nessuno lo conosce e nessuno verificherà. Non parlate con nessun collega, se non è lui a rivolgervi la parola per primo, non lasciatevi scappare alcun commento su quanto appena accaduto; se coinvolti in una conversazione generale, siate sarcastici e quando avete capito in che direzione si sta indirizzando la totalità degli astanti, difendete l'opinione opposta, suggellandola con una citazione tratta dall'autobiografia di Charles Mingus ("Beneath the underdog", non preoccupatevi, non l'ha letta nessuno). Quanto al buffet, alla terza conferenza stampa potete fermarvi e mangiare tranquillamente insieme gli altri, ma ricordatevi di avere costantemente il cellulare all'orecchio. Potete farvi chiamare da qualche amico che non lavora o anche semplicemente fingere la conversazione: va bene lo stesso, i critici musicali non hanno un grande orecchio.

lunedì 20 febbraio 2012

Sanremo in 2012


Martedì: sono in casa con Sofia, Bananas in Pyjamas e a nanna; riaccendo la tv, Dolcenera ha appena finito. Rocco Papaleo non fa ridere, ma è un problema mio; Samuele Bersani in smoking e scarpe da calcio. Passo alla radio, leggo Lansdale mentre Emanuele Dotto aggiorna la Champions con un'infastidita Carlotta Tedeschi. Arriva Celentano, ma sto già quasi dormendo, ricordo Don Gallo e poi il niente.

Mercoledì: per tutto il giorno non si è parlato che di Celentano. Quando accendo Morandi finge di cercarlo, poi Nina Zilli con un vestito colorato, una dozzina di centimetri di tacco e una canzone di Mina di cui non so che dire. Rocco Papaleo continua a non farmi ridere. Su Rete 4 c'è Casino di Martin Scorsese e per Sanremo non restano che i ritagli durante la pubblicità. In uno intravedo Finardi.

Giovedì: vado a teatro. Al ritorno in macchina accendo la radio: Patti Smith ha finito di cantare, Morandi le chiede Because The Night, la Tedeschi spiega a Dotto che l'ha scritta Bruce Springsteen, con l'aria di parlare a un'analfabeta. Lui risponde piccato che il Boss l'ha visto a Dallas nel 1998 e c'erano anche gli Eagles; ha speso 37 dollari e da giornalista (e genovese) se lo ricorda ancora.

Venerdì: 17 febbraio, M'illumino di meno, per Caterpillar (e per qualcun'altro) è la giornata del risparmio energetico. Quando arrivo sul divano sono stanchissimo e so già che durerò poco. Questa sera i cantanti eseguono la canzone in gara con un ospite. Con Eugenio Finardi c'è Peppe Servillo, con Nina Zilli, Giuliano Palma e Fabrizio Bosso. Ma sembra ancora una canzone di Mina. Poi mi addormento.

Sabato: vedo Adriano Celentano e mi sembra un povero vecchio che farnetica, con il cardigan da ospizio e le pantofole di stoffa. Scelgo un film di Alex Infascelli, Il Siero delle vanità. La mattina scorro il televideo: ha vinto Emma, seconda Arisa, terza Noemi. Nina Zilli andrà all'Eurofestival. In tutti i canali si parla di Sanremo, sembra che i soliti idioti abbiano offeso gli omosessuali. La vita continua.


lunedì 13 febbraio 2012

La musica degli Eletti (e degli eleggibili)


Da un paio di settimane su Internet impazzano le discussioni su Lana DelRey (è finta, è rifatta, è figlia di miliardari, è un complottodelle multinazionali, è stonata) e il dibattito sulla legittimità dello scaricamento, alla luce dell'intervento del FBI che ha bloccato Megaupload e i suoi confratelli FileSonic e FileServe (in questo ambito la divisione è netta: chi ha acquistato tonnellate di dischi nella sua vita è favorevole al download come forma di prevenzione e cura; chi li ha sempre ricevuti in omaggio dalle case discografiche è contrario). Tra pochi giorni tutto sarà dimenticato e il web sarà intasato dal Festival di Sanremo, con le più autorevoli firme del giornalismo musicale che discuteranno sui loro blog se la manifestazione ha ancora senso, se sia meglio non parlarne, se bisogna scavare tra le macerie e trovare qualche cantante/musicista ancora in vita. All'orizzonte si profilano le serate organizzate dall'entusiasta di turno che invita, come ogni anno, un manipolo di amici "a vedere Sanremo tutti assieme", ma con la novità di ritrovarsi di fronte ai dinieghi di chi ha deciso che il Festival oramai si guarda commentandolo su Twitter. Insomma, la musica è sempre più prigioniera di una Rete a maglie strette che non lascia passare niente, che non sia postato, taggato o perlomeno condiviso. Se n'è accorto anche Obama che ha rilasciato la sua playlist elettorale in vista delle presidenziali di novembre: ventinove canzoni, di tutto un po', una roba da far morire dall'invidia Weltroni per non averci pensato lui ed essersi sempre limitato ad uno striminzito inno ad ogni cambio di nome di quello che resta di un vecchio partito. A scorrere la playlist si arguisce il tenore della prossima campagna elettorale: il nuovo Springsteen (che tanto ha fatto per lui quattro anni orsono), un po' di buon vecchio soul e rhythm and blues per la borghesia nera di colore più avanti con gli anni (Green Onions di Booker T. & The MG's, Keep On Pushing degli Impressions), un occhio di riguardo per i progressisti di ieri (JamesTaylor) e di oggi (Wilco), i REO Speedwagons perché poi alla fine gli americani son quella roba lì, poco hip-hop per non spaventare la middle-class e un tocco indie perché purtroppo votano anche i giovani di Occupy Wall Street, anche se non si sa che cosa ascoltano (forse ArcadeFire e Florence + The Machine). Niente country e bluegrass, tanto quelli votano comunque a destra. Il tutto ovviamente reso pubblico con un annuncio su Twittere con una sezione ascoltabile su Spotify (che in Italia non funziona), con l'avvertenza che gli esecutori sono stati contattati e hanno dato il loro assenso. Nella speranza che presto i "retweet" e gli "i like" vengano conteggiati insieme ai voti.


lunedì 6 febbraio 2012

Dell'annosa questione della musica in tv


Qualche giorno fa un articolo di Aldo Grasso sul Corriere della Sera segnalava lo scarso successo di alcuni programmi televisivi dedicati alla musica: ad esempio lo speciale dedicato da «Che tempo che fa» al prolungato addio di Ivano Fossati, il «Chiambretti Musik show» sull'uscita del nuovo deludente disco di Laura Pausini, l'esperimento «Tiziano Ferro sul 2», tutti usciti dalla battaglia dello share con risultati a dir poco fallimentari. Dal che, la riflessione su quanto sia difficile portare la musica in tv, anche quella popolare e leggera, un genere a quanto pare troppo stretto per la prima serata. Difficile non concordare, anche se in un programma dedicato alla musica potrebbe essere utile, se non risolutiva, la presenza di un appassionato e competente giornalista musicale da un lato (intendiamo qualcuno il cui rapporto con la musica non si limiti a sollevare un cd per farlo vedere agli ascoltatori durante un'intervista) e di un musicista dall'altro: due condizioni non sempre contemporaneamente soddisfatte dagli esempi in questione. Resta il fatto che oltre al teatro (impossibile da proporre in tv) e alla radio (traslare un programma radiofonico sullo schermo può essere letale), anche la musica in tv non funziona. Per la derelitta e denigrata televisione non resterebbe praticamente altro che la televisione stessa, il che spiegherebbe la difficoltà di trovare qualcosa di decente da vedere e il proliferare di programmi in cui l'unica speranza è un litigio in cui i protagonisti si insultino fino a sanguinare (il tema non ha importanza ovviamente). A questo proposito, incrociando musica e reality, un bello squarcio, sempre questa settimana, ce lo ha dato «L'Isola dei Famosi», dove accade che il paroliere Cristiano Malgioglio asserisca di non poter essere paragonato al musicista Mariano Apicella (per la cronaca entrambi ospiti dell'isola). Lo chansonnier preferito dall'ex Primo Ministro, piccato replica: "Infatti lui è ricchione". Mentre sta per finire la puntata, due ore dopo la difficilmente opinabile affermazione, Malgioglio contrattacca (forse su suggerimento degli autori) minacciando l'abbandono. Nel frattempo lo stesso Apicella intreccia un serrato dibattito con Den Harrow (per i meno giovani, un cantante con un paio di hit da discoteca alla fine degli anni '80) sulle loro qualità artistiche – "Grazie, sei un grande cantautore", "Almeno io canto con la mia voce, non me la faccio prestare", "Infatti hai una voce di merda" - in cui è perfettamente inutile specificare chi dica cosa, tanto il risultato non cambia. Insomma, aspettando Sanremo, il catalogo in tv è questo.
Ps A David Letterman, che pure non è un critico musicale, gli autori del suo show procurano una bella copertina (finta o vera non importa) di un LP; così quando ci sono gli Snow Patrol o gli Eels ad esempio, si legge bene il titolo, il nome del gruppo e si capisce che ovviamente non siamo in Italia.

Un Amore Supremo

In occasione dell'uscita in edicola di A Love Supreme, primo titolo della collezione I Capolavori del Jazz in Vinile, sono andato a ria...