lunedì 6 settembre 2010

Le notti bianche


La programmazione culturale e in particolar modo musicale del Comune di Genova sfiora addirittura il ridicolo. Come ogni anno, anche nel 2010 Palazzo Tursi ha ridotto i contributi a festival e associazioni che da decenni provano a fare qualcosa di sensato sul territorio. Con i soldi risparmiati, oltre a pagare laute e inspiegabili consulenze, anche per quest’anno ha organizzato una prestigiosa edizione della Notte Bianca confermandosi, insieme a Castel del Piano, l’unica città dell’Europa occidentale ad aver mantenuto in vita una simile manifestazione. Per la gioia dei commercianti, che per una notte potranno vendere fiumi di birra al di fuori della normale regolamentazione, i cittadini potranno assistere al Porto Antico, in occasione del 40° Anniversario della Comunità San Benedetto, ad una serata a dir poco variegata, condotta da Vladimir Luxuria, cui parteciperanno Roy Paci e Aretuska, Nicolò Fabi, Tonino Carotone, Teresa De Sio. Per chi soffre di nostalgia in Piazza De Ferrari si torna agli anni ’60, non quelli della protesta in piazza al governo Tambroni, ma nientemeno che al Beat del Piper e di Bandiera Gialla, con una serata introdotta 
dal simpatico Mario Luzzatto Fegiz
 con un concerto dello scongelato Gianni Pettenati, seguito da Patty Pravo
 e da Shel Shapiro. Infine, ciliegina finale, in piazza della Vittoria l’evento clou, il concerto di Lucio Dalla e Francesco De Gregori (che, sia detto per inciso e senza entrare nel merito artistico, sono alla centesima data di questo tour per nostalgici: solo in questo mese a Udine, Brescia, Bologna, Milano, Rieti e Padova). Con un simile programma (manca solo il tiro alla fune; ma non si è trovato proprio niente di meglio: che so, un gruppo rock degli ultimi vent’anni?) il successo non potrà che essere assicurato. A cose fatte si snoccioleranno le solite cifre esorbitanti, limitandosi al dato delle presenze (ovviamente presunte), sorvolando sull’ipotetica gratuità degli eventi (il pagamento per la comunità è solo differito) e sui cachet (appena un manager sente nominare la Notte tende a sfregarsi le mani ripetutamente). Ma a chi giova infine, questo obsoleto sistema di concepire l’intervento pubblico, con la musica degradata a una rafferma brioche da dare al popolo in risposta alla sua richiesta di semplice pane?

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