lunedì 25 ottobre 2010

Music book


Se fate parte di quella porzione ristretta della popolazione italiana alla quale piace leggere e se vi piace farlo ascoltando musica, già saprete che ci sono libri che vi permettono di scegliere da soli, sbizzarrendovi in abbinamenti a volte arditi, ma funzionali (che so, Italo Calvino e la serie “ambient” di Brian Eno, Georges Simenon e Nick Drake); altri invece, portano con sé, quasi ineluttabilmente, il genere o addirittura i titoli da suonare durante la lettura (per Jean Claude Izzo come fare a meno di “Sketches of Spain” di Miles Davis, per Jonathan Coe un qualunque live dei Clash, per Nick Hornby non è il caso nemmeno di parlarne). Altri ancora, richiedono invece il silenzio e se proprio volete far girare qualcosa sul vostro lettore cd, potete sempre ricorrere ad un loop dei 4 minuti e trentatrè di “Silence” di John Cage, magari insieme ai diciotto secondi di “18 Sekúndur Fyrir Solaruppras” dei Sigur Ros, altrettanto silenti. Proprio partendo da quest’ultimo brano, al quale ruba il titolo, si snoda “Diciotto secondi all’alba” di Giorgio Scianna (Einaudi), la storia di un giovane avvocato, Edoardo Gregotti, con un avvenire segnato, ma apparentemente invidiabile: lo studio associato di papà, una bella fidanzata, amici che tutti vorrebbero avere. Con questo libro ci troviamo a metà strada: in parte la playlist è segnata dalle preferenze del protagonista, Sigur Ros ovviamente e Coldplay; poi dopo l’incontro con una violoncellista russa che vive a Milano e si guadagna da vivere suonando qualunque cosa, per Edoardo non resterà che riempirsi la vita con la colonna sonora del suo iPod - “quattro, cinque ore al giorno, sempre la sera, dalla cena a quando spegnevo la luce” - di cui proviamo a immaginare i titoli: forse gli Who di “Who’s next”, forse i Black Mountain dei primi due album o gli XX. Ma scorrendo le pagine di un romanzo che sceglie di raccontare, magistralmente, la nostra incapacità di vivere, è il silenzio a prendere il sopravvento. Almeno fino ai titoli di coda, quando si chiude il libro e se ne ripercorrono le vicende, immaginando cosa avremmo fatto o detto noi in quella situazione: in questo caso ci sentiamo di consigliare il piano solo di “Metarphosis one” di Philiph Glass. Buona lettura e buon ascolto.

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