lunedì 20 dicembre 2010

I have a dream


Sono solo tre anni, era il 14 ottobre 2007, ma sembra passato un secolo: alla Fiera di Rho, alle porte di Milano, il presidente del Consiglio Romano Prodi, al termine del discorso tenuto durante l'assemblea costituente del Partito Democratico invitava il sindaco di Roma a salire sul palco per l'investitura a segretario. Walter Veltroni, visibilmente commosso, era accompagnato dalle note di 'Mi fido di te' di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti ("cosa sei disposto a perdere, eh mi fido di te, mi fido di te, cosa sei disposto a perdere": non lo sapevamo, ma eravamo disposti a perdere tutto). Passavano solo diciassette giorni e sul sito www.veltronipresidente.it già si affacciava, sotto le sembianze di un semplice post redazionale, un atroce dubbio: "se, come crediamo, nelle parole cantate ci si può identificare col cervello e con il cuore, 'La storia siamo noi' di Francesco De Gregori potrebbe diventare l'inno del nuovo Partito Democratico". L'intervento continuava citando il testo ("nessuno si senta escluso") terminando con un afflato poetico che potrebbe far attribuire l'intervento allo stesso leader maximo: "La storia è nostra come la politica ci appartiene, ma l'inesplicabile superficialità dei nostri tempi ci fa continuare a vivere nell'indifferenza, sorretti dalla speranza, anzi dall'illusione, che le cose non ci tocchino mai veramente da vicino". Tuttavia, trattandosi di un partito e per di più democratico, il 13 novembre, probabilmente dopo un dilaniante dibattimento, si affacciava dalle pagine del sito la proposta di un popolare, libero ed egalitario sondaggio: "Quale inno per il Partito democratico? Quale canzone sceglieresti come inno del Partito Democratico?" (Due volte per la nota rigidità del lettore di sinistra post-comunista). Seguiva lista motivata: 'E la pioggia che va' dei Rokes (scelta da Edmondo Berselli), 'E se domani' interpretata da Paolo Fresu (scelta da Walter Veltroni), 'Il mio nome è mai più' di Jovanotti, Ligabue e Piero Pelù (inno pacifista), 'Imagine' dei Beatles (si commenta da sola) [anche il fatto che i Beatles non l'abbiano mai incisa; n.d.r.], 'La Storia siamo noi' di Francesco De Gregori (scelta dallo staff di VeltroniPresidente), 'Mi fido di te' di Jovanotti (colonna sonora della proclamazione di Veltroni come segretario del PD), 'Pensa' di Fabrizio Moro (inno all'impegno civile), 'Si può fare' di Angelo Branduardi (slogan campagna elettorale Pd 2008). A scanso di equivoci specifichiamo che i testi tra parentesi rotonda sono dell'anonimo estensore dell'avvincente sondaggio. bobby soloAd oggi i votanti sul sito risultano essere sette (7): in testa a pari merito con due voti il brano portato al successo da Mina, nella versione strumentale del jazzista Paolo Fresu (forse per evitare l'imbarazzo della prima strofa: "E se domani, e sottolineo se"); le rodate 'Mi fido di te' e 'La Storia siamo noi', seguite a un'incollatura da 'Si può fare'. Non è dato sapere quale inno accompagnò la trionfale campagna del Giovane Uolter dopo la sciagurata caduta del Governo Prodi II (in seguito al ritiro dell'appoggio dei Popolari-UDEUR di Clemente Mastella - cui era mancata la solidarietà politica e personale rispetto alla vicenda che lo vedeva indagato insieme alla moglie); le elezioni del 13 e 14 aprile 2008 vedranno il trionfo della coalizione di centro-destra con conseguente quarto governo Berlusconi. A Veltroni, dopo un'ennesima batosta alle Regionali sarde del 2009, succede Dario Franceschini che rimanendo in carica solo otto mesi non riesce a occuparsi del fondamentale problema dell'inno. Ma l'undici dicembre scorso, alla vigilia del voto di sfiducia che avrebbe dovuto mandare a casa il satrapo Silvio, il più operoso Bersani lancia una manifestazione che prevede una lettura di articoli della Carta costituzionale e tanta musica: due bande musicali, una dalla Basilicata, una dal Piemonte e un pullman-discoteca modello Gay Pride. Poi la multietnica Med Free Orkestra, Roy Paci, Nina Zilli, Simone Cristicchi. Infine posto d'onore al rapper Neffa che ha composto "Cambierà", la colonna sonora scelta dal segretario per chiudere le assemblee democratiche: "Anna non essere triste, presto il sole sorgerà ...non sarà così sempre perché tutto cambierà, sai che cambierà, tutto cambierà, vedrai che cambierà, vedrai che cambierà ". Non ce ne voglia il grande Tenco, ma l'omaggio non porta fortuna: il 14 dicembre sappiamo tutti com'è andata. Ad oggi, sul sito del PD, non si è ancora aperto un dibattito sul fallimento dell'inno prescelto: per i prossimi mesi proponiamo modestamente e sommessamente il vecchio, ma pur sempre valido Bobby Solo con la sua 'Non c'è più niente da fare': "Non c'è più niente da fare, e' stato bello sognare, la vita ci ha regalato, dei lunghi giorni felici, qualcosa che il tempo non cambierà mai". Grazie PD.

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