lunedì 12 marzo 2012

I cd bene-rifugio


Entro in macchina e noto subito qualcosa di strano: il biglietto da visita di Disco Club (ndr: la Musica, a Genova, dal 1965), quello che metto sul cruscotto quando parcheggio fuori dai posti di proprietà del negozio, è per terra, tra il freno e la frizione. Strano. Lo rimetto al suo posto, nel tascone laterale, senza pensarci troppo, lo avrò fatto cadere scendendo. Sono quasi le due di notte, accendo la radio, c'è "Girl from Ipanema" cantata da una che sembra Amy Winehouse, ma chissà se lo è. Prendo un cd dal vano centrale, scelgo You Say France & I Whistle (titolo che arriva dritto dritto da di Van Morrison). Ultimamente è il disco che ascolto di più, perlomeno della decina di quelli che tengo in macchina. Posteggio, faccio per prendere il permesso di sosta relativo alla mia zona e non lo trovo; mi cade l'occhio sul posto del passeggero: è sul sedile, abbandonato. Lo prendo e lo guardo con attenzione: sì, è lui, ma perché è lì? Il sospetto si insinua come una goccia di pioggia invernale nel collo; mi giro e il seggiolino porta-bambini è al suo posto. Scendo, apro il bagagliaio e il dubbio diventa certezza: il MacBook Air comprato solo due mesi prima, non c'è più. Guardo le catene da neve, l'ombrello per le emergenze, lo spray per fare non so cosa che mi hanno regalato al primo tagliando, tutti ovviamente ignorati. Resto così una trentina di secondi, sperando che dal buio emerga la sagoma nera dello zainetto di pelle dove riposava nella sua custodia, ignaro e inerme, il mio fedele compagno, ma ovviamente non succede niente. Mi accascio, la testa appoggiata al volante ripensando a quello che c'era dentro: il computer appunto (e un universo dentro), JazzMan di marzo, un'intervista a Berlinguer di Ferdinando Adornato su Orwell appena comprata, le mie due stilografiche preferite (una Montblanc Mozart e una Lamy), Musica Jazz, il numero con il cd di Fresu che mi ha regalato il suo manager Vic Albani, oggi a Radio2 mentre ascoltavamo Paolo e Omar Sosa che improvvisavano intorno alle chiacchiere di Massimo Cirri e Paolo Maggioni. E il mio hard-disc da 500 giga pieno di musica. C'erano tutti i bootleg di Jeff Buckley, il cofanetto dei singoli della Motown, quello da 65 cd che ha quasi dissanguato Carletto Aldrovandi, migliaia di dischi che non avrei mai ascoltato, la cui presenza però mi confortava, come fossero possibilità che la vita ancora mi offriva. Svaniti tutti. Basta direi, le chiavi di casa fortunatamente erano nella giacca. Basta e avanza direi anche. Poi mi guardo in giro e vedo che sono spariti anche i Ray Ban da sole (gli stessi che l'appuntato Strippoli si toglierà dal naso per vedere come si scrive la marca, il giorno dopo al commissariato per la denuncia), il libretto e il foglio della circolazione della macchina. E mi cade l'occhio sul vano porta-cd: ci sono tutti. I primi due di Elvis Presley ristampati in deluxe edition, il "Live In Marciac" di Brad Mehldau, "Red" dei King Crimson, il digipack di You Say France, il nuovo di Christian Alati (me lo ha dato Nicola, deve ancora uscire, bellissima confezione), due vecchi dischi di John Martyn appena comprati su consiglio di Fausto, l'ultimo Tim Berne per ECM. Non li hanno presi. Non avrebbero proprio saputo cosa farne.

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