lunedì 18 febbraio 2013

Finale di partita


Il Festival di Sanremo è tutto racchiuso in un'immagine evocata dal direttore d'orchestra inglese Daniel Harding. Ha appena finito di dirigere la Cavalcata delle Walkirie e La Marcia dell'Aida e per rispondere a una domanda di Fabio Fazio decide di descrivere l'iPod di suo figlio: "c'è Puccini, un pezzo di classica che nemmeno io conosco e Lady Gaga". Applausi. Fazio chiosa "non esiste alto e basso, ma solo buona e cattiva musica (un leit-motiv che riprenderà più tardi con Bocelli che aveva appena martoriato Elvis Presley e Nat King Cole), compiaciuto come solo un incosciente riesce ad essere. D'altra parte solo con incoscienza (se volete chiamarla altrimenti fate pure) si può tenere insieme un gigantesco e macchinoso Luna Park come quello del Festival, con un'enorme ruota panoramica in cui girano, a una velocità incredibilmente lenta per riempire tre ore e più di palinsesto, Giuseppe Verdi e Richard Wagner, Martin Castrogiovanni con Elio e le Storie Tese (che oramai stupiscono quanto la Casa delle Streghe, ma tant'è di meglio non c'è), una fotomodella che ride e inciampa di cui non ricordo il nome con la statua di Mike Buongiorno appena inaugurata, la barba compiacente del sindaco della città più commissariata d'Italia con una giuria di qualità messa assieme con l'estrazione del lotto, con membri che se ne vanno prima (a Neri Marcorè non avevano detto che il festival finiva di sabato?) e altri cooptati dopo un'ospitata allestita per ricordare che tra due giorni va in onda la fiction su Modugno. Già, il Mimmo nazionale aveva trionfato nel 1958 proprio su questo palco; e tutti a illudersi pensando che era un altro Sanremo e un'altra Italia. E invece è proprio sempre lo stesso Festival e sempre la stessa Italia, un paese che si rispecchia, soddisfatto e compiaciuto, convinto che basti twittare arguzie con reciproca soddisfazione di amici (di Facebook) e conoscenti, per chiamarsi fuori dal coro. Ma il coro è peggiore dei cantanti, come ricorda Michele Serra per bocca di Claudio Bisio e gli elettori sono peggio degli eletti. Infine, complice un contorto sistema di voto, un altro 'porcellum' tanto per non sbagliarsi, durante una pausa pubblicitaria si cambia canale: sul TG2 spunta un arguto giornalista che cita Sanremo e domanda a Ramin Bahrami, sopraffino interprete di Bach, se esista ancora una distinzione tra musica alta e bassa (e sembra che gli chieda di destra e sinistra, ma forse è solo un'impressione). Lui ha appena eseguito il Concerto in Fa minore BWV 1056 all'Accademia di Santa Cecilia e risponde "Non so, ma il pubblico qui non ha avuto dubbi su cosa scegliere". Buon voto a tutti.

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