lunedì 11 febbraio 2013

New Musical Order


In tempi di Mp3, hard disk ripieni di terabyte di musica, iPod e iPhone che ammucchiano brani senza alcun criterio, può sembrare totalmente anacronistico riflettere su quale sia il miglior metodo di archiviazione per le canzoni. Un tempo la grande divisione era tra coloro che sistemavano tutti i dischi in ordine alfabetico (preciso, immediato, naturale) e coloro che gli opponevano una classificazione per genere. Una mediazione tra le due teorie alla fine era la regola per chi voleva venirne in qualche modo a capo, categoria alla quale non appartenevano né chi catalogava i dischi nell'ordine in cui li aveva acquistati (con l'interessante risultato di poter tornare indietro nel tempo e rivedere le diverse fasi musicali ed esistenziali che aveva attraversato), né soprattutto chi li lasciava nel caos più totale, limitandosi a rimetterli (nella migliore delle ipotesi) nelle loro copertine alla fine dell'ascolto. Oggi la smaterializzazione del supporto musicale ha reso il problema molto meno stringente, con il risultato però di elevarlo a una vera e propria questione esistenziale. Qualunque sistema si adotti (dal monopolistico iTunes all'ultimo arrivato Spotify, il sistema di musical-streaming che debutterà in occasione del Festival di Sanremo e che permette di cercare ed ascoltare musica attingendo da un database sterminato, condividendola o scaricandola anche offline) è lo stesso programma a preoccuparsi di archiviare la musica per ogni possibile indice (artista, genere, anno, data di aggiunta, numero di ascolti ecc. ecc.). Le differenze allora andranno cercate nell'attenzione con la quale si riporrà il titolo, singolo o album che sia, nella pressoché infinita memoria digitale a disposizione: se si scarica la copertina, se si controlla il genere, spesso a dir poco approssimativo, l'anno di pubblicazione, se (e questo vale soprattutto per le acquisizioni non proprio legali) tutti i dettagli anagrafici vengono sistemati in maniera puntuale e precisa. Insomma, guardare la library di qualcuno può dirci molto della sua personalità, oltre che banalmente dei suoi gusti musicali. Inutile dire che il vero appassionato – che in quanto tale sarà solo parzialmente convertito al formato digitale, preferendogli sempre e comunque la fisicità del cd, se non del vinile – avrà una libreria impeccabile e sempre in perfetto ordine; gli altri, coloro che non perdono tempo a sistemare ogni minimo particolare, probabilmente finiranno per godersi di più la musica. Ma si sa, il mondo è bello perché è vario.

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