lunedì 5 dicembre 2011

and when I die...


Correva l'anno 1988 quando Clint Eastwood diresse la biografia di Charlie Parker, "Bird" con Forest Whitaker; l'avventura del compact disc era appena iniziata e la pulizia del suono che il nuovo formato sembrava poter garantire era la parola d'ordine. Così nacque l'idea di incidere la colonna sonora utilizzando gli assoli originali di Parker risalenti agli anni '40 e '50, debitamente restaurati, sostituendo le altri parti con registrazione nuove e tecnicamente impeccabili. Una profanazione che fece gridare allo scandalo i puristi, un espediente che non ebbe seguito e che non giovò particolarmente alle vendite. Chi invece dal punto di vista delle vendite ottenne uno straordinario successo fu Natalie Cole che, utilizzando più o meno lo stesso sistema, nel 1991 incise "Unforgettable" insieme al padre Nat, o meglio insieme alla sua voce visto che il cantante all'epoca da era già morto circa ventisei anni. Da quel giorno periodicamente qualcuno ci riprova (la stessa Natalie, sempre col padre nel 2008) con alterne fortune. Ora è la volta di Fabrizio de Andrè, la cui voce è stata prestata a Geoff Westley e alla London Symphony Orchestra: il risultato sono dieci canzoni (di cui due duetti, con Capossela e Battiato), provenienti dagli album più disparati, da "La Buona Novella" ad "Anime Salve", restituiti in maniera troppo uniforme, piacevole, ma prevedibile. Al di là del giudizio estetico è interessante notare come in queste operazioni, in parte sicuramente commerciali, si riproponga un antico leit-motiv della registrazione e cioè la capacità di dare voci ai (nostri) fantasmi. In effetti quando si parla di musica registrata stiamo sempre parlando di una cosa che nel migliore dei casi non esiste più o che non è mai esistita (furono i Beatles i primi a incidere in studio canzoni che all'epoca non sarebbero stati in grado di riprodurre in concerto; oggi le tecniche di registrazione permettono di incidere la ritmica in un continente, gli assoli di chitarra in un altro e poi rimixare il tutto con una voce che non ha mai visto in faccia gli altri partecipanti). Fantasmi appunto, che si materializzano al momento dell'ascolto e solo in quell'istante, sensazione oggi aggravata dalla scomparsa del supporto con conseguente smaterializzazione della musica. Non restano che i concerti, non a caso la musica 'dal vivo'; sempre ammesso che non siano proprio i morti quelli che vorremmo continuare ad ascoltare...

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