lunedì 5 dicembre 2011

Bontà loro



Tv Talk è una trasmissione di critica e analisi televisiva che va in onda su RAI 3 il sabato pomeriggio. La scorsa settimana in scaletta è prevista la partecipazione di Enzo Iachetti per presentare il suo nuovo disco, un cd il cui ricavato sarà interamente devoluto ad AMREF per la costruzione di una diga in Kenya. La registrazione (che si effettua il venerdì) fila liscia, se non fosse che qualcuno si ricorda che ogni 'lancio di beneficenza' deve essere, per ovvi motivi, approvato e concordato con il Segretariato Sociale RAI: per controllare la bontà del progetto e per evitare una sovraesposizione di alcune iniziative a scapito di altre. In mancanza di tale autorizzazione, la produzione – RAI Educational - deve tagliare la parte con Iachetti, che il giorno dopo non perde occasione di gridare alla censura contro di lui. La settimana seguente, approvata regolarmente la partecipazione, Iachetti è in onda a TV Talk. Il presentatore spiega l'accaduto e la telecamera inquadra il conduttore di Striscia la Notizia con il disco in mano che, visibilmente infastidito, ironizza sull'accaduto. Poi attacca i commercianti di dischi che sono gli unici a non rinunciare al guadagno, poiché trattengono la loro percentuale sulle vendite (affermazione tutta da verificare: gli studi di registrazione sono stati ottenuti gratuitamente, la stampa del cd, il packaging, la grafica, la spedizione, nessuno ha chiesto niente?). Al di là del fatto che bisognerebbe spiegare al signor Iachetti che la beneficenza, per definizione, non può essere obbligatoria, ma deve essere decisa liberamente e volontariamente dal singolo soggetto, resta il fatto che il conduttore di Striscia la Notizia non è un cantante (la precedente incisione dedicata ai vecchi successi di Gaber, se ascoltata con attenzione, conferma questa tesi); cioè non sta facendo beneficenza con il frutto del suo lavoro, ma semplicemente con i soldi di coloro che decideranno di acquistare il suo disco. Un equivoco questo piuttosto radicato nel mondo dello spettacolo italiano, sempre pronto a lanciarsi in iniziative in cui i protagonisti della beneficenza si limitano a metterci la faccia o tutt'al più a divertirsi giocando a pallone all'Olimpico (dove normalmente non riuscirebbero mai a mettere piede), devolvendo l'incasso, pagato dagli spettatori, a qualche meritevole associazione. Forse, visti i redditi dei protagonisti, per ottenere gli stessi obbiettivi sarebbe sufficiente che la beneficenza decidessero di farla con i loro soldi. Meglio se in silenzio e nell'anonimato totale.

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